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Liceo Albertelli di Roma contro la digitalizzazione: "La scuola non deve insegnare a girare video come Chiara Ferragni"

Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 391Il focus della scienza sul trauma e le sue modalità di trasmissione Daniela Cursi Masella 2 agosto - 15:50 - MILANO Rievocare un ricordo attraverso il movimento oculare per fare una terapia mirata e liberarsi dai disturbi post-traumatici. Su questo si basa l’EMDR. L’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (ovvero desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress post-traumatico. È riconosciuto come metodo evidence based dall’American Psychological Association,ETF dall’American Psychiatric Association, dall’International Society for Traumatic Stress Studies e dal Ministero della Salute.  EMDR: cos'è e come nasce—  L’EMDR fu ideato da Francine Shapiro che, durante gli anni di dottorato, nel 1987, si rese conto che il movimento degli occhi sembrava ridurre lo stress causato da ricordi traumatici. Dalla prima illuminazione casuale durante una passeggiata nel parco seguirono numerose osservazioni e ricerche che confluirono in un libro pubblicato nel 1989. Evidenti erano i risultati positivi del movimento oculare sullo stress.  i disturbi del trauma non elaborato—  Questo approccio si basa sul modello di elaborazione adattiva dell’informazione (AIP). Secondo l’AIP, l’evento traumatico viene immagazzinato in memoria insieme a emozioni, percezioni, cognizioni e sensazioni fisiche che hanno caratterizzato quel momento. Tutte queste informazioni sono immagazzinate in modo disfunzionale, quindi restano "congelate" all’interno delle reti neurali e sono incapaci di mettersi in un’utile connessione con le altre reti. "Le informazioni congelate e racchiuse nelle reti neurali - spiega Ilaria Mulieri, psicoterapeuta EMDR - non potendo essere elaborate, continuano a provocare disagio nel soggetto, fino a portare all’insorgenza di patologie come il disturbo da stress post traumatico (PTSD). Chi non elabora il trauma ha pensieri intrusivi, incubi e flashback, oltre a ipervigilanza, disturbi del sonno, malumori improvvisi e altri disturbi psicologici di varia natura".  le fasi—  L’approccio EMDR si articola in 8 fasi: raccolta della storia del paziente e pianificazione del trattamento; preparazione; assessment; processamento; desensibilizzazione; installazione; scan corporeo;chiusura o rivalutazione.  Lavora su passato, presente e futuro. "È importante - sottolinea Ilaria Mulieri - fare una distinzione tra i vari traumi e le diverse individuali capacità nel fronteggiarli. Ciò che può essere altamente disturbante per un soggetto può non sortire alcun effetto su un altro".  traumi ed effetti—  Partiamo dal concetto di trauma. Vanno distinti in "t" traumi (traumi con t minuscola) e "T" traumi (con la T maiuscola). "I primi - chiarisce l’esperta - avvengono quotidianamente a ognuno di noi. Si può trattare di un’umiliazione sul posto di lavoro, di una svalutazione subita in pubblico, o di una frase forte ricevuta da un familiare poco attento. Se questi t traumi si ripetono nel tempo possono risultare altamente disturbanti e provocare un disagio più o meno persistente. I traumi T, invece, si identificano in un evento potenzialmente mortale, come essere vittime (o testimoni) di un incidente. La risposta del soggetto comprende emozioni intense: paura, vulnerabilità od orrore". Il disagio provato a seguito di un trauma può evolvere in disturbi dell’adattamento, disturbi sessuali, fobia sociale, disturbi da ansia da separazione, disturbi di personalità, alcolismo e abuso di sostanze. Parti con un gruppo di sportivi come te, scopri i viaggi di Gazzetta Adventure e Tribala all'insegna dello sport e del divertimento nel mondo Leggi anche Contro i traumi psicologici lo yoga è un potente alleato: l'esperta spiega perché traumi: origini e trasmissioni—  C’è di più. Il trauma si può ereditare. "Alcuni recenti studi - spiega la psicoterapeuta - permettono di ipotizzare che il disturbo post-traumatico possa essere trasmesso per via epigenetica, cioè attraverso modificazioni del DNA, alle generazioni successive. La ricerca sta puntando molto sull’ereditabilità di un trauma per chiarire quanto e come le esperienze avverse subite dai genitori possano essere tramandate per via biologica". Quale fattore, tra ambiente e genetica, detiene il primato nella trasmissione del trauma e del disturbo da stress post-traumatico? "La domanda degli esperti è questa: se il figlio di una persona maltrattata o abusata durante l’infanzia manifesta sintomi depressivi o dissociativi, è a causa della trasmissione di modificazioni del DNA (epigenetica) oppure del contatto pervasivo con una persona gravemente traumatizzata (ambiente)? Allo stato attuale il documento più autorevole dove poter avere risposte a questa domanda è un articolo del 2018 (Intergenerational transmission of trauma effects: putative role of epigenetic mechanisms, ndr). L’autrice, Rachel Yehuda, direttrice della Traumatic Stress Studies Division della Mount Sinai School of Medicine, si mostra molto cauta nell’attribuire al trauma il potere di corrompere la trasmissione genetica da una generazione traumatizzata a quella successiva, sana. Yehuda considera piuttosto il possibile danno prodotto dall’esposizione del feto, o del bambino, a un ambiente avverso. In questo caso il danno non verrebbe quindi trasmesso per via epigenetica, ma per via relazionale". Salute: tutte le notizie Active: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA

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