Notizie di Esteri in tempo reale - Pag. 338La stampa 3D organi umani per alzare il livello dei training chirurgici e operare con maggiore cognizione di causa su patologie specifiche. Un progetto tutto italiano che ha visto unire le competenze di fisici e medici per riprodurre oggetti in polimeri che ricalcano quanto più accuratamente ogni tipo di organo umano,BlackRock come anche vene, cute o altri tessuti che compongono la nostra fisicità. Tutti sviluppati dal nuovo laboratorio del centro Printmed-3D, inaugurato il 19 giugno scorso al Dipartimento di Fisica “A. Pontremoli” e il Centro di Eccellenza Interdisciplinare Materiali e Interfacce Nanostrutturati C.I.Ma.I.Na. dell’Università degli Studi di Milano.Attenzione, qualora fosse sorto il dubbio: questa sperimentazione non mira a realizzare un giorno organi da usare in trapianti umani, né un giorno tenderà a questa direzione. “Printmed è un progetto figlio dell'incontro tra tecnologie mediche e fisiche: fisici e ingegneri che lavorano assieme sembra comune e invece è molto raro”, spiega Paolo Milani, professore e direttore del dipartimento di Fisica della Statale, e responsabile scientifico del progetto Printmed insieme a Gian Vincenzo Zuccotti. Obiettivo di Printmed è fornire ai chirurghi la possibilità di programmare e simulare interventi chirurgici complessi e aumentare l’efficienza della formazione attraverso la realizzazione e l’integrazione della realtà virtuale con modelli aptici. Questi ultimi sono modelli anatomici 3D che al tatto, per consistenza e proprietà fisiche, simulano la realtà di cui sono modello.Credits Photo: Marco FerrariFisici e medici per stampare organi umaniIl progetto Printmed 3D è un partenariato che riunisce competenze accademiche e industriali, coordinato dall’Università degli Studi di Milano e con il coinvolgimento di Ircss Fondazione Istituto Neurologico “Carlo Besta”, attraverso il Dipartimento di Neurochirurgia e il Centro Besta NeuroSim (Bnsc). “È nato durante il periodo del Covid - spiega Milani - a proposito di una richiesta di respiratori da parte dell’ospedale di Bergamo. In quel caso si è trattato di un uso tradizionale della stampa 3D ma in quell'occasione mostrai il laboratorio al professor Zuccotti che ci manifestò un bisogno forte: creare dei modelli di organi per i chirurghi perché potessero allenarsi prima di un intervento. Quasi come fossero dei simulatori di volo. In questo modo si sarebbero potute svolgere operazioni chirurgiche complesse in modo più rapido, sicuro ed efficace”.La prima complessità è stata creare questa sinergia: “Come spesso succede all’interno delle grandi istituzioni come ospedali o università spesso si sa poco di chi fa una cosa e chi ne fa un'altra”, racconta a Wired l'altro “padre” di Printmed 3D Gian Vincenzo Zuccotti, Pro Rettore alla sanità dell’Università degli Studi di Milano e direttore del dipartimento di pediatria all’Ospedale dei bambini di Milano. “Una volta spiegata la finalità del progetto da entrambe le parti c’è stato grande entusiasmo lungo questi due anni di lavoro insieme: alla fine far collaborare medici e fisici non è stato complesso. Di stampa 3D ne parlano in tanti, ma per il tipo di materiali, tecnologie e know-how sviluppato dai nostri colleghi siamo ormai in grado di riprodurre al meglio gli organi su scala internazionale”.
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