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Campania, via al bando per il bonus affitti

Cassa integrazione di aprile: 772 milioni di ore durante il CovidRispetto ai Giochi di Tokyo,trading a breve termine si va profilando un vistoso passo indietro nel numero di nazioni presenti nel medagliere. I tifosi dell’inclusione e delle frontiere larghe si affidano alla disciplina regina dei Giochi. Analisi dei paesi che mancano all’appello e che possono arrivareIl mondo delle Olimpiadi rischia di rimpicciolirsi. Meglio: il mondo di chi alle Olimpiadi sale almeno una volta sul podio. Il giro di boa di metà Giochi si avvicina e il medagliere si accorcia. Rispetto a Tokyo è probabile un vistoso passo indietro e i tifosi dell’inclusione e di un olimpismo capace di allargare sempre più le sue frontiere, ora si affidano per sovvertire la tendenza allo sport universale per eccellenza: l’atletica. Con l’inizio delle gare in pista, ci si aspetta che il numero dei paesi medagliati faccia un bella impennata. Ma a questo punto, ci sono molti dubbi che si possa superare il record stabilito in Giappone: 93 rappresentative (alle Olimpiadi formalmente si gareggia per comitati olimpici), sei in più dell’edizione precedente a Rio. Quel risultato valse peraltro doppio perché quello era un mondo in piena tempesta Covid, non proprio un’autostrada per l’affermazione di realtà sportivamente più fragili.Dunque, con un confronto che si ferma alle prime sei giornate di gara, i paesi nel medagliere sono 50 rispetto ai 68 di tre anni fa (per gli ori siamo a 31 contro 39). Il tutto nonostante l’”aiutino” quasi “aiutone” di una presenza ridottissima di atleti russi e bielorussi come sanzione contro l’invasione dell’Ucraina. Anche a Tokyo, ci fu qualcosa del genere per tutt’altre ragioni, la squalifica per il doping di stato di Mosca, ma comunque alla fine sotto le insegne del comitato olimpico russo finirono per salire sul podio in 71, caselle che però rischiano di essere quasi tutte riempite dalle nazioni più forti e più abituate alle medaglie. EPAChi stiamo aspettandoDa sempre un bel po’ di mondo torna a casa a mani vuote. Ma la salute del movimento olimpico si vede anche dalla sua capacità di intercettare platee più grandi. Non è un caso che tre anni fa, fra le storie che impressionarono di più ci fu quella di Neeraj Chopra, il giavellottista che portò la medaglia d’oro all’India, la nazione più popolata del mondo, fino ad allora inchiodata a zero successi nell’atletica dopo mille “non hai vinto ritenta”. Curiosa questa storia del giavellotto, sempre innamorato delle sfide intercontinentali: è il varco da dove diversi paesi sperano di entrare anche quest’anno nella filastrocca del medagliere. Flor Denis Ruiz Hurtado, in testa nelle graduatorie stagionali, è la carta su cui punta parecchio la Colombia. E in campo maschile, possono ambire al podio anche il Pakistan del vicecampione del mondo Arshad Neemen, Grenada con il suo due volte iridato Anderson Peters e mettiamoci pure la Finlandia nobile decaduta, che per questa gara ha sempre avuto un debole.Insomma, obiettivo rimonta. Perché sì, va bene, l’importante è partecipare. Ma si fa presto a dirlo con la bocca piena. Dunque, come si potrebbe allargare il campo? Naturalmente con la Giamaica e i suoi velocisti, su questo nessun dubbio. Ma la lista delle nazioni candidate è lunga. Ce n’è pure una piccola piccola in termini di popolazione, un’isoletta nel Mar dei Caraibi con poco più di 70 mila abitanti: Dominica. A gareggiare per lei sarà una triplista in vetta alle graduatorie stagionali: Thea Lafond, 15,01 quest’anno, pronta a rimpiazzare la sfortunata Yulimar Rojas, che a Tokyo vinse con il primato del mondo, fermata da un infortunio che ha tolto al suo Venezuela un oro quasi sicuro. Thea ha vinto il mondiale indoor di Glasgow e la parola che cita di più nei suoi discorsi è orgoglio, orgoglio di portare sulla copertina delle Olimpiadi il nome di Dominica. FattiEnfasi e nazionalismo, come non guardare le Olimpiadi di ParigiA entrare sicuramente in classifica ci sarà anche l’Algeria. Quinta nel concorso individuale di ginnastica Kaylia Nemour, in attesa di conoscere il prosieguo del percorso di Imane Khalif nella boxe dopo la sfida dai mille echi con Angela Carini, ora tocca anche a Djamel Sedjati, abbondantemente in pole position sugli 800 metri. Sulla carta anche il Botswana dovrebbe avere prenotato il biglietto per entrare nella casa delle medaglie con l’eclettico Letslie Tobago, uno degli avversari più accreditati di Jacobs. Nella stessa zona delle previsioni nel triplo c’è Fabrice Zango che portò a Tokyo la prima medaglia al Burkina Faso. Anche il filippino Ernest Obiena, le ultime notizie parlano però di qualche problema fisico, nell’asta dello strafavorito Duplantis è nelle vicinanze del podio. Il disco è invece la terra di conquista di Mykolas Alekna, speranza di quella Lituania che ha perso prima di cominciare – non si è qualificata - la sua nazionale più conosciuta, quella di basket. EPAComunque non c’è solo l’atletica. Pensate all’Indonesia, uno sport che olimpicamente ha vinto pochissimo nonostante i suoi 275 milioni e mezzo di abitanti. La sua riserva preferita è il badminton, ma anche lo speed dell’arrampicata dove ci sarà prima di tutto Veddrig Leonardo, uno dei miti della disciplina che ha debuttato a Tokyo e sta scalando in fretta la classifica della popolarità soprattutto fra i più giovani, avversario numero uno dell’azzurro Matteo Zurloni, che è il campione mondiale in carica.Le discipline giovaniEcco, qui c’è un altro punto da cerchiare in rosso: l’avvento delle discipline più young o urban, potrà spostare qualcosa a vantaggio dei paesi meno vincenti? Per ora la risposta è: così così. Lo skateboard è il regno di giapponesi e statunitensi, un po’ gli stessi rapporti di forza ci sono nella break dance con l’aggiunta della tradizione olandese. Può sperare Costa Rica nel surf, dove Brisa Hennessy è arrivata alle semifinali. Quanto alle discipline più classiche del repertorio olimpico, l’Armenia è messa bene nel sollevamento pesi, mentre la Thailandia, che pure ha ancora diverse carte in mano, aspetta emozioni dal taekwondo, con Panipak Wongpattanakit, soprannominata “tennis”, che viene da una famiglia dove i soprannomi sono tutti legati a discipline sportive. FattiKiev, Gaza e le lezioni del passato: l’illusione olimpica della neutralitàInsomma, c’è una sfida nella sfida nella pancia di un medagliere, tradizionalmente una delle pagine più cliccate delle cronache olimpiche. Certo ci sono il duello Usa-Cina per il primo posto, l’incertezza sull’effetto del fattore campo di una Francia che potrebbe persino raddoppiare il bilancio di Tokyo, l’Italia che nella tabella di marcia è in linea con un miglioramento dei risultati di tre anni fa. Ma c’è un altro numero a cui dovremo far caso a fine giostra: la lunghezza del medagliere. Un parametro che dice un bel po’ su presente e futuro delle Olimpiadi.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediValerio Piccioni

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