I tre giorni più lunghi del principe Andrea a Balmoral"ull brugu d'austu" - il rossore d'agostoLa risata di Giusepèn è contagiosa La risata di Giusepèn è contagiosa. Mi dice subito di ringraziare la cara Lettrice,-Campanella Graziella Enrica Puricelli per il "suggerimento" che offre al nostro Dialetto Bustocco da strada, con l'aiuto di Mamma Paola. Il caldo è opprimente e buon per noi che esiste l'aria condizionata o che è possibile "cambiare aria" per una meritata vacanza. Allora (e qui entra inscena, mamma Paola), quando arriva un refolo leggero d'aria, "l'e a Madona ca la cata i faseau" (è merito della Madonna che coglie nell'orto, i fagioli) e, quando la Vergine si muove con tanta delicatezza, tra le aiuole dell'orto, col suo mantello, muove l'aria e consente a tutti di respirare bene. L'accenno alla Vergine è di una dolcezza grandiosa: ogni bene, era un contatto con la Religione , quando si cercava un'attenuante a un fatto di vita (stavolta è il caldo afoso), si ricorreva a un detto specifico che alleviava le …. ostilità.Ci tuffiamo subito nel "brugu" per comprenderne l'importanza e per chiarire ancora una volta, quanto il Dialetto Bustocco da strada (che per taluni è solo ….. indifferenza) è fantasioso. La frase completa deriva da un'usanza che, all'epoca faceva "moda" - a Ferragosto, si andava "cunt'ul caretòn" (col carretto), al Sacro Monte di Varese. "ul Campascieau" (era il soprannome affibbiato a mio padre, che era stato allattato dalla Campascieua, per il fatto di nonna Luisina che aveva partorito due gemelli e il latte non era sufficiente per due), aveva ammonito "tusòn, cunt'ul coldu d'incò, ga egn ul brugu" (ragazze, col caldo odierno arriva "ul brugu") che altro non era se non lo sfregamento della pelle, in preda al sudore. "ul brugu" poteva colpire le parti intime, come le cosce di chi aveva le gambe ben tornite. "ul brugu" poteva essere curato con una buona dose di "borotalco" che, all'epoca curava tanti mali. "n'à olta passò'l coldu, anca ul brugu, al sa queta" (appena passa il caldo e la temperatura diminuisce, provocando meno sudore, anche lo sfregamento, si calma). Da non sottovalutare il fatto che "ul brugu" arrivava anche sul viso"sugutò a fregossi cunt'ul mantèn" (continuare a strofinarsi col fazzoletto) e, a furia di "andò turnu cunt'ul burutalcu, a genti l'a sumèea a 'na maschera" (andare in giro con troppo borotalco addosso, le persone somigliavano a una maschera).Mamma Paola, poi, va ben oltre, nel commentare fatti e fatterelli dell'epoca. Uno di questi, ci sembra "gustoso" (un po' "gulusèl", (un tantino goloso, nel senso di "petitusu" appetitoso) - alla signora "rotondetta più che mai" si diceva "par doti da mangiò a ti, ga oei catò i frascuni" (per sfamarti occorre raccogliere anche le frasche del granoturco).Giusepèn rinfresca la mente, con questi aneddoti raccolti per strada. Gente spicciola, per un Dialetto "colorato" e (fatemelo scrivere) "in cò di sciui al s'à usea non" (in casa dei signori, non lo si parlava) - "lùi, i sciui ean lecordi" (loro, i ricchi erano ricercati anche nel parlare).Grazie ancora Graziella Enrica e grazie soprattutto a mamma Paola, per averci condotto in un'epoca dove il Dialetto Bustocco da strada era l'unica maniera per intendersi. Gianluigi Marcora
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