Russia, incendio in una casa di cura: deceduti 11 ospitiQuesto è un nuovo numero di In contraddittorio,investimenti la newsletter di Domani sulla giustizia. Ogni settimana, tutte le notizie giuridiche degli ultimi giorni, il dibattito tra magistrati e avvocati, le novità legislative e l’analisi delle riforme. Per iscriverti gratuitamente alla newsletter in arrivo ogni venerdì pomeriggio clicca qui, e segui tutti i contenuti di In contraddittorio. Cari lettori, la settimana del trentennale della strage di Capaci ha visto ritornare al centro l’attenzione sui mandanti e sui misteri ancora irrisolti della stagione stragista del 1992. Un servizio di Report, infatti, ha prospettato l’ipotesi che a Capaci, nei giorni precedenti alla strage, fosse presente anche il capo di Avanguardia Nazionale, Stefano delle Chiaie. Una tesi non nuova ma sostenuta da voci e testimonianze, che hanno acceso uno scontro tra le procure di Palermo e Caltanissetta. Nel mezzo, la trasmissione televisiva e l’autore del servizio, che hanno subito una perquisizione. Proprio questa questione: la ricerca delle fonti giornalistiche da parte delle procure, invece che la verifica dei fatti esposti, pone un problema di segreto professionale a noi giornalisti. Sul fronte della magistratura, è ancora vivo il dibattito sulle ragioni della scarsa adesione allo sciopero, soprattutto della magistratura di legittimità. Su questo tema interviene Rita Sanlorenzo, sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione e segretari della Sezione Cassazione di Magistratura democratica: esiste davvero ancora una magistratura “alta” e una magistratura “bassa”, oppure le ragioni vanno ricercate altrove? Sul fronte dell’avvocatura, invece, è forte il dibattito in tema di referendum sulla giustizia, che si celebrerà il 12 giugno. L’Organismo congressuale forense ha preso posizione per cinque sì e il coordinatore Sergio Paparo con il componente dell’ufficio di coordinamento Vinicio Nardo spiegano le ragioni: per sostenere un’idea di giustizia, che va nella giusta direzione. La verità di Storari sul caso dei verbali della loggia Ungheria Nell’ambito del processo per rivelazione di segreto d’ufficio a carico dell’ex magistrato Piercamillo Davigo, che si sta svolgendo davanti al tribunale di Brescia e che riguarda i cosiddetti verbali di Amara contenenti le rivelazioni sull’esistenza della Loggia Ungheria, è stato sentito il pm milanese Paolo Storari. Storari, che materialmente ha consegnato i verbali segreti a Davigo, era imputato per lo stesso reato ma è stato assolto con rito abbreviato e il 24 maggio è stato ascoltato in veste di testimone nel processo a Davigo. In questa sede, Storari si è commosso per quattro volte e ha risposto a moltissime domande, chiarendo la sua verità sulla dinamica dei fatti ma soprattutto sui veleni dentro la procura di Milano, all’epoca guidata da Francesco Greco e impegnata nel processo Eni-Nigeria. La sua deposizione è una perfetta intervista, che ricostruisce dal punto di vista di Storari quel che è successo nel palazzo di giustizia nei giorni precedenti all’esplosione del caso Ungheria. La deposizione è ascoltabile su radio Radicale, qui ho riassunto i punti principali. Gratteri contro Draghi sulla giustizia Per capire che cosa succederà nei prossimi mesi, sia in politica sia in magistratura, bisogna tenere gli occhi puntati su Catanzaro. O meglio, sull’edificio giallo che si affaccia su piazza Matteotti e sul suo inquilino: il procuratore capo Nicola Gratteri. Girano insistentemente voci di un suo avvicinamento da più parti politiche, in particolare da Fratelli d'Italia, ma lui smentisce seccamente l'ipotesi: «Non ho nessun abboccamento specifico con Fratelli d’Italia. Io parlo con tutti e con tutti dico la mia. Sono anni che lo faccio e la mia versione non è mai cambiata, a differenza di quella di altri». Intanto, però, attacca le mosse del governo in tema di contrasto alla mafia: «Se parliamo di riforma della giustizia e di sicurezza, non ci siamo proprio», ha detto, aggiungendo che «c’è aria di liberi tutti: è un momento brutto per il contrasto alle mafie». Parallelamente, si ipotizza anche una sua corsa al Csm, su cui lui non conferma. In suo favore si sta animando una parte di magistratura che guarda con sospetto alla storica dimensione associativa, percepita come la vera zavorra irriformabile della categoria. Polemiche sul test in magistratura Nell’ultimo concorso per entrare in magistratura, la percentuale di promossi agli scritti è stata inclemente: il 5,7 % dei candidati, in assoluto 220 persone, è stato ammesso allo svolgimento della prova orale (quindi i bocciati alle prove scritte oltrepassano il 94%): dal che deriva che già adesso, salva l'ulteriore selezione agli orali, 90 dei 310 posti messi a concorso resteranno scoperti. I candidati erano oltre 3000 e l’eccessiva durezza delle correzioni ha animato un dibattito anche dentro la magistratura, con l’ipotesi di riformare il metodo di selezione. Loredana Miccichè, componente del Csm in quota Magistratura indipendente, ha commentato: "Ritengo improbabile, in base alla semplice legge dei numeri, che oltre 3500 giovani dichiarati non idonei all'ultimo concorso abbiano commesso errori ortografici o gravi errori di diritto. Penso invece che selezionare solo una bassissima percentuale di idonei, lasciando scoperti 90 posti di magistrati in una situazione drammatica per gli uffici giudiziari, sia frutto di una scelta ispirata a criteri tecnici improntati a un rigore che ritengo incomprensibilmente estremo, posto che la prova orale ben consente, nei casi dubbi, di fugare eventuali incertezze sulle capacità dei candidati. Anche da Magistratura democratica sono arrivate critiche analoghe, con una aggiunta della presidente Cinzia Barilla: “Vanno ripensate le modalità con le quali vengono scelti i commissari d'esame, chiamati a svolgere un compito complesso e delicato e oggi scelti dal Csm per sorteggio fra coloro che manifestano la propria disponibilità alla nomina”. Nomina del prossimo pg di Cassazione L’attuale procuratore generale di Cassazione, Giovanni Salvi, è in scadenza a luglio e il Csm sta accelerando i tempi per nominare il suo successore. Lunedì 30 maggio inizieranno le audizioni dei tre candidati: Luigi Salvato, che è il vice di Salvi la procura generale: il procuratore generale di Roma, Antonio Mura, e di Napoli, Luigi Riello. Tutti e tre sono stati concorrenti di Salvi quando è stato nominato, nel 2019, per sostituire Riccardo Fuzio dimessosi dopo lo scandalo Palamara. Il ruolo di pg di Cassazione è un ruolo chiave per molte ragioni: è componente di diritto del Csm e del comitato di presidenza, ma soprattutto è titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati. Se la selezione in commissione procederà speditamente, il sostituto di Salvi si potrà nominare già in giugno, rispettando una prassi secondo la quale il pg della Cassazione uscente voti il suo successore al plenum del Csm. Piano per minaccia nucleare In settimana è accaduto un fatto curioso, che ha messo in allarme moltissimi magistrati romani. Il Ministero della Giustizia, infatti, ha inviato anche a tutti i magistrati del tribunale di Roma un documento con il titolo: "Piano nazionale per eventi con armi o agenti di tipo chimico, biologico, radiologico e nucleare". Il documento dice che, "tenuto conto delle informazioni e delle valutazioni effettuate dalle agenzie di intelligence e dagli altri enti istituzionali preposti, il piano di difesa ipotizza eventi con agenti di tipo chimico, biologico, radiologico, nucleare quest'ultimo per il solo Fall out". Contiene una serie di regole di comportamento in caso di attacco con agenti "Chimici-Biologici-Radiologici-Nucleari-esplosivi":: "Rimanere all'interno dell'edificio indenne fino a quando le autorità competenti non diano indicazioni diverse; lasciare l'edificio colpito in maniera ordinata e cercare riparo in una struttura vicina non danneggiata; ridurre l'esposizione togliendo i vestiti potenzialmente contaminati, mettendoli subito a lavare in lavatrice o abbandonandoli all'esterno della propria abitazione e lavare tutte le parti del corpo esposte". Per quanto riguarda il "fattore protezione" il documento stabilisce che: "per ripararsi da una radiazione o da un attacco in genere all'interno di un edificio, cercare riparo al centro di una stanza priva di finestre; se possibile, riscaldare la stanza o gli ambienti in quanto l'aria calda determina pressioni positive e ostacola la penetrazione dei contaminati; usare le risorse disponibili per proteggere i polmoni (mediante un fazzoletto) e difendere il corpo dalle radiazioni muovendosi dietro un muro. Anche l'utilizzo di una mascherina chirurgica può contribuire ad abbattere le sostanze contaminanti presenti nell'aria; chiudere gli accessi d'aria, comprese le fessure degli infissi, anche con metodi speditivi (carta, nastro adesivo ecc.)". Non è chiara la ragione dell’invio e dall’ufficio ministeriale non sono arrivate risposte. Sciopero penalisti del Lazio Gli avvocati penalisti del Lazio sono in agitazione e hanno indetto una astensione per il 26 di maggio, per denunciare lo stato disperato delle condizioni dei tribunali del distretto. In una nota della Camera penale di Roma, si legge che “Lo Stato ha abbandonato uno degli uffici giudiziari più importanti d'Italia con migliaia di persone detenute (5.586 detenuti nei 14 carceri laziali) in condizioni disumane. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma è al collasso da anni e le conseguenze le pagano i cittadini più deboli". Di qui la ragione della protesta: “contro una condizione gravissima e intollerabile dell'ufficio giudiziario. I magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Roma hanno diffuso un documento per far sentire la loro voce nella consapevolezza di un servizio del tutto inadeguato e non hanno esitato a definire il loro ufficio una Giustizia di serie B'". Risorse umane insufficienti, carichi di lavoro ingestibili, strumenti informatici obsoleti raccontano il quadro di uno “stato di abbandono”, che è “la cornice di una più generale deriva carcerocentrica dell'esecuzione della pena che si riflette poi sui provvedimenti giurisdizionali in danno dei detenuti negli istituti del Lazio che vivono in condizioni disumane a causa del sovraffollamento carcerario oramai consolidato e aggravato da questi due anni di pandemia. Oggi risulta un numero di detenuti in eccesso rispetto alla capienza pari a 355". I penalisti romani, inoltre, denunciano che, nonostante gli incontri, è stata riscontrata una “assenza di interesse” del ministero, del Csme di tutta la politica. La app di Isernia Dopo l’ordine degli avvocati e il tribunale di Firenze, anche Isernia si dota di una app. Il tribunale e l’ordine degli avvocati hanno disposto un sistema che consentirà di acquisire automaticamente le notifiche sullo stato delle udienze. Il presidente del Tribunale, Vincenzo Di Giacomo, e il presidente dell'Ordine degli Avvocati, Maurizio Carugno hanno spiegato che Iserina è il primo luogo in italia ad essere dotato di questa app, che consentirà di evutare assembramenti e attese inutili. “Quando, ad esempio, un processo sta per terminare, con questa App il difensore riceverà sul suo telefonino una notifica push, in base alla quale saprà che deve recarsi in tribunale. In tal modo avviserà i suoi testimoni, i consulenti di parte. Lo stesso pm, al contempo, potrà avvalersi di questo sistema". Il progetto è stato possibile grazie a un bando del 2019 di Cassa Forense. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.
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