Egitto, Davide Baggio morto in un incidente stradale: la moglie, fuori pericolo, è rientrata in ItaliaIl plenum approva il parere sul ddl di riforma del Csm che vieta il ritorno alle funzioni giudiziarie per i magistrati che sono scesi in politica Il ddl prevede il divieto di tornare alle funzioni giudiziarie per un magistrato che abbia assunto incarichi elettivi o di governo. Secondo la nuova previsione,analisi tecnica i magistrati che siano stati eletti verranno reintegrati ma con funzioni non giudiziarie. «Lo svolgimento di tali incarichi incide negativamente sulla immagine di imparzialità e di indipendenza dei magistrati e quindi non e' compatibile con lo svolgimento delle funzioni giudiziarie», si legge in un emendamento approvato al parere del Csm. Contro ha votato Nino di Matteo, secondo cui « così come è prospettato il ddl rischia di comprimere indebitamente il diritto del magistrato di scegliere un impegno politico finendo per azzerare la presenza di magistrati in parlamento». Il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha approvato a maggioranza il parere sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, che è al vaglio della commissione Giustizia alla Camera. Valutazione positiva è stata data all’intervento di legge che disciplini in modo organico e fissi limiti per il passaggio dalla magistratura alla politica. In particolare, il ddl prevede il divieto di tornare alle funzioni giudiziarie per un magistrato che abbia assunto incarichi elettivi o di governo. In questo modo si vieta il cosiddetto meccanismo delle porte girevoli, che in passato ha permesso alle toghe, una volta conclusa l’attività politica, di ritornare ad esercitare il ruolo di magistrato. Secondo la nuova previsione, invece, i magistrati che siano stati eletti verranno reintegrati ma con funzioni non giudiziarie. Il parere del Csm al ddl è stato emendato con un testo presentato dai togati di Area, in cui si legge che «la scelta del legislatore di prevedere che i magistrati che abbiano assunto incarichi elettivi o di governo non possano, alla cessazione, del mandato, essere riassegnati a funzioni giudiziarie, appare pienamente condivisibile. Le radicali trasformazioni intervenute nella società e nella politica impongono, infatti, di ritenere che lo svolgimento di tali incarichi incide negativamente sulla immagine di imparzialità e di indipendenza dei magistrati e quindi non e' compatibile con lo svolgimento delle funzioni giudiziarie». Il consigliere di Area, Giuseppe Cascini, ha spiegato che «si tratta di tutelare l'immagine di imparzialità e di indipendenza del magistrato che è compromessa anche nel caso in cui un magistrato si candidi nella sede dove presta servizio». Il riferimento in questo caso è a Catello Maresca, il magistrato di Napoli che da mesi è in aria di candidatura a sindaco per il centrodestra ma continua a esercitare la giuridizione in città. Di Matteo contrario Voto contrario al parere e' stato espresso dal togato indipendente Nino Di Matteo: «Pur condividendo la riforma nella parte che limita il rientro in magistratura dopo incarichi politici - ha spiegato - voto contro perchè così come è prospettato il ddl rischia di comprimere indebitamente il diritto del magistrato di scegliere un impegno politico finendo per azzerare la presenza di magistrati in parlamento, presenza che nel tempo ha fornito un contributo importante. Il nodo delle commistioni improprie tra politica e giustizia non si affronta comprimendo il diritto di un magistrato a scegliere di candidarsi ad un incarico politic». © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.
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