Il picco del carbone tiene in ostaggio la transizione

In ascolto della crisi climatica, Areale ora è anche un podcastFilippo Ganna ha vinto l’argento nella cronometro individuale di ciclismo su stradaQuella del 28enne di Verbania è la prima medaglia italiana alle Olimpiadi di Parigi Condividi CondividiFacebookX (Twitter)EmailWhatsappRegala il PostFilippo Ganna. (AP Photo/Dar Yasin)Caricamento player Filippo Ganna ha vinto la medaglia d’argento nella cronometro individuale di ciclismo su strada alle Olimpiadi di Parigi,criptovalute nel primo podio di un atleta italiano in questa edizione dei Giochi. Ganna, che aveva già vinto l’oro a Tokyo nell’inseguimento a squadre di ciclismo su pista, è arrivato dietro al belga Remco Evenepoel, e davanti al belga Wout Van Aert e al britannico Josh Tarling, che era favorito ma la cui prova è stata compromessa da una foratura per cui ha dovuto sostituire la bici.La cronometro si è svolta sotto la pioggia e con un asfalto molto bagnato per i 32,4 chilometri del percorso, che si sviluppava nel centro di Parigi partendo dall’Esplanade des Invalides e arrivando dopo un anello al ponte Alexandre III.Ganna ha compiuto due giorni fa 28 anni, è di Verbania ed è stato campione mondiale nella cronometro individuale ai Mondiali del 2021 nelle Fiandre e del 2020 a Imola. È un passista, un ciclista specializzato nelle prove pianeggianti e su lunghe percorrenze, e su pista ha vinto anche sette ori ai Mondiali e tre agli Europei (su strada ha vinto anche un oro agli Europei). Fu però l’oro vinto nel 2021 alle Olimpiadi di Tokyo assieme a Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan, con cui stabilì il nuovo record mondiale sia in semifinale sia in finale, a dargli una grande notorietà.Tag: filippo ganna-olimpiadi-parigi 2024Mostra i commenti

AlimentazioneGovernare l’eolico: la Sardegna può essere un esempio Quello appena trascorso è stato il mese di marzo più caldo di sempreLe api americane stanno bene, ma non saranno loro a salvare il mondoLa catena delle responsabilità climatiche, una riflessione sul contenzioso contro l’Eni