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investimenti 2024-11-21 VOL

Notizie di Esteri in tempo reale - Pag. 800

La Turchia potrebbe sostenere militarmente i palestinesi contro Israele, ha detto Erdoğan - Il PostVallemaggia«Riapriremo la Bavona ma solamente per due ore»Prevista domani tra le 17 e le 19 la prima operazione di recupero delle auto bloccate da oltre un mese tra Roseto e San Carlo - La sindaca di Cevio Wanda Dadò: «La situazione dell’acqua potabile è tuttora critica visti i danni alla sorgente,Economista Italiano rimane pertanto in vigore l’invito a farne un uso parsimonioso»La pista aperta da esercito e ditte private per l’attraversamento della frana di Fontana.© Keystone/Pablo Gianinazzi Spartaco De Bernardi08.08.2024 19:30È passato più di un mese dall’alluvione che ha devastato Lavizzara e Bavona. Grazie all’impiego dell’esercito, della Protezione civile e di ditte private, coordinato dallo Stato maggiore regionale di condotta, i lavori per riportare l’Alta Vallemaggia ad una certa normalità proseguono senza sosta. Dopo la posa del ponte provvisorio di Visletto, che ha decisamente migliorato i collegamenti con la Media e la Bassa Valle, ora i lavori si concentrano, oltre che nel ripristino delle zone della Lavizzara maggiormente colpite dalla furia degli elementi, nell’apertura di una via di accesso attraverso le tre frane scese in Bavona. «I militari hanno provveduto a creare una pista per attraversare lo scoscendimento di Fontana e quello di Alnedo, ma poi hanno incontrato delle difficoltà per aprire un varco tra i massi caduti a valle a Roseto», spiega al CdT la sindaca di Cevio Wanda Dadò. I cingoli dei mezzi in dotazione dell’esercito avrebbero rovinato l’asfalto del tratto di strada rimasto intatto. Per permettere il trasporto dei mezzi cingolati su carrello è stato così deciso di affinare le piste di Fontana e Alnedo affidando i lavori ad un’impresa locale. Un varco tra i massi«L’obiettivo è quello di creare una pista che consenta di recuperare le auto rimaste bloccate da più di un mese tra Roseto e San Carlo», precisa la sindaca di Cevio, aggiungendo che la prima operazione di recupero è prevista per domani, venerdì, tra le 17 e le 21. «Verrà eseguita in collaborazione con i pompieri e la Polizia. Dopo di che la strada della Bavona sarà nuovamente chiusa al transito sia pedonale, sia veicolare». Altre eventuali operazioni di recupero dei veicoli bloccati nella parte alta della Bavona potranno essere organizzate in un secondo tempo in base alle disposizioni della Polizia. Una data per la riapertura definitiva della strada della Bavona non è invece ancora stata fissata: sarà prima necessario garantire la sicurezza dell’opera e di chi vi transita. Nella comunicazione pubblicata sul proprio sito, il Comune di Cevio ricorda poi che coloro i quali decidono di avventurarsi nelle zone dissestate intralciano il lavoro di ripristino e lo fanno assumendosi ogni rischio e responsabilità. Da sottolineare anche come tutti i sentieri in Bavona restano preventivamente chiusi.«Oro blu» da centellinareUn altro importante problema causato dalla devastante alluvione della notte tra il 29 ed il 30 giugno scorsi è quello riguardante l’approvvigionamento idrico a Cevio. «L’alluvione ha danneggiato la sorgente del Chiali in Val Bavona che alimenta il nostro acquedotto. Stiamo valutando come procedere per liberare il pozzo di captazione così da poter risolvere il problema. Ci aggiorniamo giorno per giorno e confidiamo di riuscire a trovare presto una soluzione». Attualmente l’acqua viene ancora prelevata a Cevio da un pozzo costruito 70 anni fa e concepito per le esigenze di allora. «La fornitura di acqua potabile è garantita - rammenta la sindaca - ma rimane comunque in vigore l’invito a farne un uso parsimonioso». Non è dunque ancora potuto essere revocato il divieto di lavare autoveicoli e piazzali, mentre alla popolazione è richiesto di annaffiare orti e giardini solo per lo stretto necessario e dopo le 21. Sempre per non sprecare questa importante risorsa in questo periodo di caldo torrido, il Municipio di Cevio rammenta che tutte le fontane - sono 52 quelle di proprietà del Comune per un consumo di quasi 800.000 litri giornalieri - devono rimanere spente.

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