Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 560Il “parlamentino” dell’Anm ha approvato con un solo voto di scarto una mozione critica rispetto alle posizioni del governo sul tema migratorio proposta dai progressisti di Magistratura democratica. Ma senza i voti dei conservatori di Magistratura indipendente,criptovalute che ritengono improprie le prese di posizione politiche da parte dell’associazione La tragedia dei migranti morti nel naufragio di Cutro ha diviso l’Associazione nazionale magistrati. Nel corso del fine settimana si è svolto il comitato direttivo centrale del sindacato delle toghe, che è stato teatro di scontro tra la corrente progressista di Magistratura democratica e quella conservatrice di Magistratura indipendente. La polemica è iniziata sabato: all’ordine del giorno del Cdc era presente anche un punto sulle valutazioni dell’Anm a seguito della tragedia di Cutro, insieme ad altre questioni professionali come la proposta di aumentare l'età pensionabile dei magistrati a 72 anni; la richiesta al ministero della Giustizia di stabilizzare i funzionari dell'Ufficio per il processo e altre questioni riguardanti la funzionalità degli uffici giudiziari. Il dibattito su questi punti, però, è slittato al giorno dopo a causa della trattazione preliminare di questioni disciplinari interne. «A sorpresa, su proposta di Alessandra Maddalena, vicepresidente della Gec e rappresentate di Unicost, tutti i gruppi (MI, Unicost, Area, A&I, Lista 101, pur con un paio di astensioni) hanno votato per posporre la trattazione» dei punti che gli stessi gruppi avevano proposto», ha lamentato in una nota Md, che aveva insistito «per trattare come previsto quei punti che sono davvero qualificanti l’azione dell’Anm, perché incidono sul lavoro quotidiano dei magistrati o toccano temi fondamentali, come quelli drammaticamente venuti alla ribalta (se mai se ne fossero allontanati) dopo il naufragio di Cutro». Domenica, i punti all’ordine del giorno – tra cui quello sul naufragio di Cutro – sono invece stati trattati. Così si è aperta una netta frattura tra le posizioni dell’ala più conservatrice dell’Anm, contro quella più progressista che alla fine ha prevalso. Il tema è stato trattato solo alla fine della lunga seduta, con una mozione approvata con la maggioranza risicata di 12 voti a favore e 11 contrari, «sul finire dei lavori, quando ormai molti colleghi si erano dovuti allontanare per necessità personali o per tornare nelle sedi di provenienza», ha lamentato Mi, definendo la decisione «un grave errore». Le due posizioni A scontrarsi frontalmente, forse per la prima volta in questa consiliatura dell’Anm, sono le due opposte visioni del ruolo dell’associazione da parte delle due correnti. Da un lato Md, secondo cui è compito dell’Anm prenunciarsi su «questioni rilevanti per ciascun magistrato e per la magistratura, nella sua posizione tra le istituzioni e nella società». Dall’altro Mi, che invece ritiene improprio che l’Anm prenda posizione su «temi così controversi come quello delle politiche dell’immigrazioni, sul quale vi sono diverse sensibilità» e meno che mai è «consentito all’Anm emettere comunicati pro o contro l’indirizzo politico del governo». La mozione critica La mozione approvata al termine del cdc, infatti, è una dura presa di posizione dell’Anm, indirettamente contro il governo. «Nessuna norma potrebbe mai imporre ad alcuno il dovere di non fuggire da Paesi dove la guerra o la miseria impediscono l’accesso a condizioni di vita dignitose», si legge. «L’Anm negli anni non ha mancato di sottolineare le criticità delle norme che disciplinano il procedimento per ottenere lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria (si vedano il parere sul d.l. 113/2018 reso all’unanimità dal Comitato Direttivo Centrale il 25 novembre 2018 ed il successivo deliberato del 9 marzo 2019)» e «auspica che in qualsiasi circostanza venga sempre rispettato l’inderogabile obbligo di salvataggio, che è scolpito nella nostra Costituzione ancor prima che nelle convenzioni internazionali», «L’Italia ha inoltre aderito alle Convenzioni UNCLOS, SOLAS e SAR, che prevalgono su tutte le fonti ordinarie, e dunque tutti, a cominciare dagli organi statali, hanno il dovere di adempiere agli obblighi di salvataggio in mare», è la conclusione. La polemica Proposta da Md, la mozione è stata votata anche da tutti i componenti di Area, mentre gli altri gruppi si sono divisi tra favorevoli e contrari. Gli unici compatti sul no sono stati invece tutti gli eletti di Mi, che hanno pubblicato un duro comunicato contro la scelta dell’Anm. «La tragedia di Cutro ha profondamente colpito tutti noi», è la premessa, ma «la mozione si occupa (a ben vedere) di altro». Le toghe conservatrici scrivono che «essa intende ammonire il governo sul rispetto degli obblighi di salvataggio in mare mostrando così, seppure implicitamente, di voler prendere posizione sulle cause di una tragedia su cui gli organi inquirenti stanno svolgendo i doverosi accertamenti, con il potenziare rischio di indebiti condizionamenti». Di più, secondo Mi questa presa di posizione «entra in frizione con il programma condiviso posto a base dell’epserienza della giunta “quasi unitaria2, annettendo all’Anm una soggettività politica impropria». In altri termini, secondo Mi l’Anm ha assunto una iniziativa tutta politica di critica al governo, che non dovrebbe spettare all’organo di rappresentanza sindacale delle toghe e determinando così «inutili tensioni istituzionali». © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.
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