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Incidente sulla A22 nella zona di Rovereto: traffico in tilt

Al liceo Visconti spunta la "lista delle conquiste": la denuncia delle studentesse21/07/1969-21/07/2024: l'altra faccia della Luna. Quel pennarello che salvò la missione (e la vita) di Armstrong e AldrinLa società astronomica G.V. Schiaparelli,-VOL nel giorno in cui 55 anni fa si toccava il punto più alto dell'esplorazione umana, ricorda anche i prezzi pagati: nella capsula di Apollo 1 morirono tre astronauti e le probabilità di successo di Apollo 11 erano così basse che Nixon aveva già preparato un discorso di commiato per il fallimento della missione Cinquantacinque anni fa, il 21 luglio 1969, l’uomo metteva il primo piede sulla Luna, raggiungendo un traguardo fondamentale nell’esplorazione umana: mettere il piede per la prima volta su un oggetto extra-terrestre.Oggi vorremmo ricordare, però, anche un aspetto che spesso viene messo in secondo piano: il successo della missione Apollo 11 è stato anche un percorso costellato di difficoltà, fallimenti (anche brutali) e scelte veramente difficili.Prima del programma Apollo, infatti, la Nasa aveva strutturato due progetti preliminari: il progetto Mercury, per valutare il comportamento di un essere umano all’interno di un’astronave orbitante, e il progetto Gemini, per valutarne l’interazione con un potenziale equipaggio.Lo spirito della Nasa, incarnato dalle parole di Armstrong nel film “The First Man”, è sempre stato «dobbiamo fallire quaggiù, per non fallire lassù», e i fallimenti, infatti, non sono mancati, alcuni dei quali mortali (Gemini 9, Apollo 1 …). Apollo 1, ad esempio, vedrà la morte dei suoi tre astronauti, Grissom, White, e Chafee in un incendio nella capsula durante un’esercitazione.Apollo 11, il coronamento di questo progetto che vedeva l’uomo nello spazio, non è stato esente da rischi: le probabilità di successo erano assai basse, tanto che Nixon aveva già preparato un discorso di commiato per il fallimento della missione. Eppure il 21 luglio, Apollo 11 tocca il suolo lunare dopo diverse difficoltà e con pochissimo carburante rimanente grazie all’abilità e ai nervi saldi di Neil Armstrong, il quale potrà dire che un pennarello gli ha salvato la vita. Al momento della partenza per raggiungere il modulo orbitante, e tornare poi a casa, Armstrong e Aldrin si accorsero infatti che la levetta di accensione del razzo era spezzata. Aldrin estrasse un pennarello dalla tuta e fece quel che doveva fare; un pennarello è comunque una levetta, no? Ok, assolutamente no, ma in qualche modo funzionò come tale.In queste giornate dovremmo ricordare il periglioso percorso intrapreso per raggiungere i più grandi risultati dell’umanità e di come, spesso, il progresso scientifico e umano viaggi sul filo di fallimenti, frustrazioni, errori fatali e fragili espedienti di fortuna.Abbiamo la responsabilità di far tesoro tanto dei fallimenti tanto dei successi, senza mai perdere quel destabilizzante slancio verso l’ignoto che caratterizza l’esplorazione umana e la scoperta scientifica. Società Astronomica G.V. Schiaparelli

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