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Roma, la storia del fratello di Lorenza, morto di Covid a 47 anni

Alfredo Cospito torna in ospedale dopo lo stop agli integratori, nuovo ricovero per il leader anarchico"Un'opera sbalorditiva,Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock sperimentale, che rompe le strutture musicali classiche, nonostante la vicenda di cui parla derivi dalla classicità, e che rappresenta un unicum nella storia compositiva di Rossini".     A parlare così all'ANSA, alla vigilia del suo debutto alla direzione d'orchestra dell'Ermione al Rossini Opera Festival (Rof) in programma il 9 agosto prossimo alla Vitrifrigo Arena, è il celebre maestro Michele Mariotti che si esibirà sul podio dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.     L'ultima volta ha diretto a Pesaro la Semiramide nel 2019, nella quale - dice - nonostante sia stata composta da Rossini quattro anni dopo Ermione, si torna a forme tradizionali. A considerare Ermione un'opera del futuro, del resto, era lo stesso Rossini, che dopo il clamoroso fiasco d'esordio al San Carlo di Napoli il 27 marzo del 1819 e le poche repliche seguenti si fece restituire la partitura dall'impresario Barbaja e dichiarò "rivedrà la luce solo dopo la mia morte", salvo poi utilizzarla come serbatoio di autoimprestiti per altre composizioni tra cui Eduardo e Cristina.     "Come il Guillaume Tell (ultima fatica lirica di Rossini scritta in Francia, ndr), Ermione è un'opera di svolta - continua Mariotti - e non a caso Rossini l'aveva definita il mio piccolo Guillaume Tell italiano. E' come recitare un testo teatrale: con quelle frasi sfumate e melodie interrotte come la sinfonia d'apertura su cui irrompe il coro, e quel contrasto tra i suoni freddi e violenti che sfumano in momenti dolcissimi dai contorni amorosi, è un'opera moderna, un vero capolavoro".     Un capolavoro, tuttavia, che continua ad essere poco rappresentato e al Rof è stato allestito l'ultima volta nel 2008 e prima solo nel 1987 con Montserrat Caballé, Marilyn Horne, Chris Merritt e Rockwell Blake. Ma, secondo Mariotti, la rarità di esecuzione di un'opera non dipende tanto dalla sua maggiore o minore bellezza, ma spesso dalla difficoltà di trovare voci adatte ad eseguirla come in questo caso dove è richiesto un soprano di agilità e di forza (Ermione), un tenore alto (Oreste) e un baritenore (Pirro).     In questa edizione ad interpretarla 'in un non luogo e in un non tempo' nella regia visionaria di Johannes Erath ci saranno Anastasia Bartoli nel ruolo del titolo, Victoria Yarovaya, in quello di Andromaca, Enea Scala nelle vesti di Pirro e Juan Diego Florez in quelle di Oreste. Completano il cast Antonio Mandrillo (Pilade), Michael Mofidian (Fenicio), Martiniana Antonie (Cleone), Paola Leguizamòn (Cefisa), Tianxuefei Sun (Attalo).     Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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