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Campanella 2024-11-22 BlackRock

Paura per Iacopo Melio: l'attivista è stato operato d'urgenza

Monaco di Baviera, bimba italiana muore schiacciata da una statua: aveva solo 7 anniÈ quanto emerge dalla lettura delle relazioni sulle tracce biologiche rilevate dall’arma. I primi due rilievi appartengono al deputato di FdI e al suo caposcorta Pablo MorelloIl primo dna è sicuramente di Emanuele Pozzolo,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock deputato ripudiato di Fratelli d’Italia. Il secondo dovrebbe appartenere a Pablo Morello, capo scorta di Andrea Delmastro Delle Vedove, ma il terzo dna sulla pistola che sparò a Capodanno a chi è riconducibile? È la domanda che emerge dopo la lettura delle relazioni tecniche di tipo biologico e dattiloscopico condotte nel procedimento penale per lesioni personali ed esplosione di colpo da arma da fuoco a carico del parlamentare. «Assetti genotipici di tipo misto riconducibili verosimilmente ad almeno tre individui, dai prelievi (grilletto e leva del cane) e (superficie zigrinata dell’albero del tamburo) dai quali non è possibile estrapolare alcun profilo di un evidente contributore maggioritario; gli stessi, tuttavia, sono utili per confronti diretti con campioni biologici di certa riferibilità», si legge nella relazione. Il Ris, il reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, ha completato l’esame del dna e delle impronte rilevate sulla pistola del deputato, protagonista dello sparo di Capodanno alla festa svoltasi a Rosazza dove erano presenti assessori, consiglieri, poliziotti penitenziari e anche un ospite d’onore: Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia. Il numero due di via Arenula ha sempre ribadito, confortato dal racconto dei suoi amici presenti, di trovarsi fuori al momento dello sparo, il colpo è accidentalmente partito dalla pistola da collezione di Pozzolo, modello North American Arms, calibro 22 Long Rifle. FattiIl cerchio tragico di Delmastro. Il botto e la casa con l’assessoreNello TrocchiaLe relazioni Il colonnello Giampiero Lago ha trasmesso le relazioni alla procura della repubblica di Biella che indaga dopo il ferimento di Luca Campana. Il giovane operaio, assistito dall’avvocato Marco Romanello, ha presentato denuncia qualche giorno dopo Capodanno dando l’abbrivio all’indagine a carico di Pozzolo. Il deputato dice di non aver sparato, ora manca solo la perizia balistica, dopo gli esiti positivi dello stub (l’analisi di tracce di polvere da sparo), corroborati dalle testimonianze del ferito e del suocero, Pablito Morello, capo scorta di Delmastro, che indicano il deputato sospeso come responsabile. Al momento dello sparo, infatti, vicino al meloniano “pistolero”, giovedì scorso tornato in parlamento, c’era proprio Morello. «Io ho visto Pozzolo con in mano l’arma, ma sembrava un accendino, altrimenti gli avrei detto di riporla. Morello di certo ha toccato la pistola perché, dopo il ferimento di Campana, i presenti hanno iniziato a urlare chiedendo di farla sparire e il poliziotto ha afferrato l’arma per riporla su un mobile in alto», racconta uno dei presenti alla serata. Pozzolo, Morello e chi è il terzo ad averla toccata? Per il momento non è dato sapere, ma potrebbe essere anche chi è intervenuto e potrebbe erroneamente aver lasciato una traccia. Nelle conclusioni si legge che le tracce biologiche sono utili per confronti diretti con campioni biologici di certa riferibilità, insomma attraverso il dna è possibile risalire al terzo soggetto. Per la difesa potrebbe essere una strada per appurare come sono andate davvero le cose. I carabinieri del reparto investigazioni scientifiche di Parma hanno effettuato diversi tamponi, in tutto sei, sul grilletto, sul tamburo, sulle superfici metalliche della pistola per isolare il materiale genetico, il dna. E l’esito delle impronte? «Gli accertamenti dattiloscopici condotti sul revolver in reperto hanno portato a rilevare tracce non utili alle comparizioni», si legge nella seconda relazione. FattiIl pistolero e il capo scorta, nel regno di Delmastro impera l’amichettismoNello TrocchiaCaso giudiziario L’indagine della procura di Biella, guidata dalla procuratrice Teresa Angela Camelio, potrebbe subire una virata dopo questi risultati? Da un punto di vista giudiziario la questione sembra definita. Per il reato di lesioni si procede per querela di parte, potrebbe arrivare l’archiviazione in caso di remissione della denuncia da parte di Campana, in ragione di un possibile risarcimento, ma resterebbe aperto il fascicolo principale. Pozzolo è indagato per porto abusivo d’arma da fuoco, e per questo reato si rischiano fino a sette anni, anche una nuova verità sull’autore dello sparo non cambierebbe il quadro, aprirebbe le porte a un’eventuale denuncia per calunnia. Quell’arma era sua e, secondo la ricostruzione della procura, doveva restare a casa perché è da collezione, si può portare al poligono due volte all’anno solo con autorizzazione della questura. Il caso politico, invece, non è chiuso perché chiama in causa il sottosegretario. È lui ad aver scelto e candidato Pozzolo che, negli anni scorsi, era stato espulso da altri partiti, così come suo amico e alleato politico è Morello. Nonostante le rassicurazioni in aula del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, Domani ha ricostruito il dato relativo all’età per accedere ai servizi di scorta. Il limite è 50 anni, superati da Morello nel 2014. Se dall’esame del dna, così come dalla perizia balistica, dovesse emergere il coinvolgimento di un altro soggetto ci sarebbe un nuovo colpo di scena. Il caso non è ancora chiuso. ItaliaPozzolo torna alla Camera dopo un mese, «No comment» sugli spari di RosazzaStefano Iannaccone© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediNello TrocchiaÈ inviato di Domani. Ha firmato inchieste e copertine per “il Fatto Quotidiano” e “l’Espresso”. Ha lavorato in tv realizzando inchieste e reportage per Rai 2 (Nemo) e La7 (Piazzapulita). Ha scritto qualche libro, tra gli altri, Federalismo Criminale (2009); La Peste (con Tommaso Sodano, 2010); Casamonica (2019) dal quale ha tratto un documentario per Nove e Il coraggio delle cicatrici (con Maria Luisa Iavarone). Ha ricevuto il premio Paolo Borsellino, il premio Articolo21 per la libertà di informazione, il premio Giancarlo Siani. È un giornalista perché, da ragazzo, vide un documentario su Giancarlo Siani, cronista campano ucciso dalla camorra, e decise di fare questo mestiere. Ha due amori, la famiglia e il Napoli.

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