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Rottamazione quater proroga, quando pagare quinta rata

Calcio, Van Gaal da paziente oncologico a testimonial di prevenzioneLa presidente della Commissione Ue è accompagnata dal presidente cipriota che spinge per portare a casa l’accordo il prima possibile e contrastare l’aumento di arrivi di migranti siriani. La firma potrebbe arrivare prima delle elezioni europee,BlackRock Italia sul tavolo anche i rimpatri dei siriani presenti in LibanoDopo Tunisia, Mauritania ed Egitto la Commissione europea si prepara a varare un altro macro accordo di natura securitaria-economica con un paese extra Ue. Questa volta tocca al Libano, paese afflitto da una profonda crisi economica che dura dal 2019 e che fatica a gestire i flussi migratori al suo interno. E così, Bruxelles stanno studiando un accordo “cash for migrants” anche per Beirut, ovvero quel tipo di accordo che prevede una serie di finanziamenti economici, anche legati alla cooperazione internazionale, per evitare che migranti arrivino in Europa tramite la vicina Cipro.Per questo motivo è importante la visita a Beirut del 2 maggio della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen insieme al presidente cipriota Nikos Christodoulides. In Libano i due incontreranno il  primo ministro uscente, Najib Miqati, e il presidente del parlamento, Nabih Berri. EuropaRumiz: «Altro che allargare l’Ue. Von der Leyen apre a Meloni e annienta l’Unione da dentro»Francesca De BenedettiLa paura di CiproA spingere sull’acceleratore per portare a termine l’accordo – la firma potrebbe avvenire già entro fine maggio prima delle elezioni europee – è Cipro. Il paese membro ha avuto un incremento di arrivi di migranti di origini siriane non indifferente. Da inizio anno sono arrivati sull’Isola almeno duemila siriani, lo scorso anno nello stesso periodo erano stati solo 78. Arrivano a bordo di piccole-media imbarcazioni, dato che Cipro dista circa 185 chilometri dalle spiagge del Libano.Nel paese arabo attualmente ci sono 1.5 milioni di rifugiati siriani e secondo le Nazioni unite circa 800mila di loro vivono in condizioni di povertà. Un esodo di massa, viste anche le tensioni con Israele iniziate dallo scorso 7 ottobre, è ciò che preoccupa le istituzioni europee e il presidente cipriota Christodoulides.I passi precedentiPer questo motivo a partire da inizio marzo, le trattative per aiutare economicamente Beirut hanno subito un accelerazione. In Libano si sono recati diversi esponenti politici ciprioti, ma anche la premier italiana Giorgia Meloni – grande sponsor politica degli accordi firmati da von der Leyen – e il commissario europeo per l’allargamento e la politica di vicinato Oliver Várhelyi.«Il Libano può continuare a contare sul nostro sostegno finanziario e politico nei prossimi anni, almeno fino alla fine di questo periodo finanziario pluriennale che durerà fino al 2027», aveva detto Várhelyi durante la sua visita a Beirut del 22 aprile. il primo ministro ad interim Najib Mikati ha anche chiesto all’Unione europea di sostenere i paese per rimpatriare i siriani. «L’assistenza europea dovrebbe essere diretta verso il loro ritorno nel loro paese», aveva detto Mikati all’agenzia di stampa libanese Nna.Gli altri accordiNell’ultimo anno la presidente della Commissione europea von der Leyen ha firmato accordi con Tunisia, Mauritania ed Egitto. Al presidente della Tunisia Kais Saied sono stati garantiti finanziamenti fino a circa 900 milioni di euro. Al momento Bruxelles ha inviato a Tunisi, dopo mesi di attesa, una prima tranche di soldi lo scorso marzo. Gli altri sarebbero legati alla conclusione di un nuovo prestito tra le autorità tunisine e il Fondo monetario internazionale, ma al momento l’accordo è lontano dato che il presidente Saied non ha intenzione di varare misure austere per la popolazione. Al presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, invece, sono stati garantiti fondi e prestiti fino a circa 7.5 miliardi di euro tramite l’accordo firmato lo scorso marzo. Entrambe le intese firmate sono state duramente criticate dagli europarlamentari, i quali accusano von der Leyen di  finanziare regimi dittatoriali in cui non c’è spazio per il dissenso e la tutela dei diritti umani.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediYoussef Hassan HolgadoGiornalista di Domani. È laureato in International Studies all’Università di Roma Tre e ha frequentato la Scuola di giornalismo della Fondazione Lelio Basso. Fa parte del Centro di giornalismo permanente e si occupa di Medio Oriente e questioni sociali.

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  • Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock
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