Buchmesse, la lettera degli scrittori italiani: «Preoccupati da esclusioni e mancanza di strategia». L’Aie: «Accogliamo le richieste»Si chiama registro informatico pubblico nazionale delle imprese titolari di licenza per il servizio taxi e noleggio con conducente (Ncc). È stato istituito dalla legge numero 12 approvata nel febbraio 2019,Guglielmo sotto il primo governo guidato da Giuseppe Conte, quello sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle. Ed è il grimaldello che ha consentito a Wired di scoprire che i taxi in Italia sono 28.604 e gli Ncc 127.508, ovvero più del quadruplo delle auto bianche.I numeriNel marzo scorso, Wired ha chiesto al ministero dei Trasporti (Mit) l'accesso ai dati del registro informatico pubblico nazionale delle imprese titolari di licenza per il servizio taxi e di quelle di autorizzazione per il servizio di noleggio con conducente. È stato necessario richiedere un riesame al responsabile della trasparenza, visto che la risposta non è arrivata nei 30 giorni previsti dalla legge, ma alla fine i dati sono arrivati. E rappresentano la situazione sottostante.Clicca qui se non vedi la mappaLa mappa a sinistra, con i punti gialli, indica il numero di licenze taxi, quella a destra, con i punti rossi, le licenze Ncc. Il colpo d'occhio mostra bene come queste ultime siano più diffuse su tutto il territorio nazionale. E la proporzione è impressionante specie se si guarda a regioni ad alta vocazione turistica come la Sardegna, la Sicilia e la Puglia.Il mercato per il trasporto pubblico non di linea esiste, insomma, checché ne dicano i tassisti che si oppongono pregiudizialmente a ogni ipotesi di aumento delle licenze. Tocca qui fare una precisazione, che però sposta di poco i termini del ragionamento: i punti sulla mappa indicano le licenze intestate a tassisti e Ncc che risiedono nel comune.Sì, il ministero dei Trasporti ha questo modo quantomeno curioso di censire le licenze, per cui il tassista di Sesto San Giovanni che ha ottenuto la licenza dal comune di Milano per il Mit risulta come un tassista di quella che una volta era chiamata la Stalingrado d'Italia e non del capoluogo regionale. All'interno del cui territorio esercita però la propria attività (per quanto in Lombardia sia stato istituito un bacino aeroportuale, che consente ai tassisti di alcuni comuni del varesotto, del milanese e della bergamasca di lavorare nei tre aeroporti di Malpensa, Linate e Orio al Serio).
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