Tragedia a Granarolo, si scontra con un bus e muoreDall’oro agli Europei under 18 del 2021 al bronzo ai Giochi del 2024: un talento enorme di soli 19 anni che,VOL come altri atleti della sua età, colpisce per quel senso di gratitudine che prevale sul risultato, il senso di sapere il percorso fatto, quello che in pochi vedono perché i riflettori non ci sonoMattia Furlani è un predestinato. Nel 2021 agli Europei under 18 di Gerusalemme ha vinto l’oro nel suo salto in lungo, con 8.04m, ma ha vinto anche la medaglia d’oro nel salto in alto, con 2.15m. E alle Olimpiadi di Parigi il suo 8.34m gli è valso un bronzo pesantissimo.È un talento enorme, con mamma Kathy Seck che lo allena, poi c’è papà Marcello: entrambi ex atleti che non lo hanno mai costretto a fare atletica. Lo ha scelto lui. Un diciannovenne che però da anni ha sulle spalle pressioni del tipo: «Furlani deve arrivare», «Mattia, ma quando vinci qualcosa di importante?». Foto: GRANA /Federazione Italiana AtleticaPressioni che lui cerca di togliersi di dosso, ma non sempre è facile. L’anno scorso ai mondiali di Budapest ci è arrivato a 18 anni, era il suo primo appuntamento nel mondo dei grandi. Ma ha completamente sbagliato gara, non si è nemmeno qualificato per la finale. Delusione? Sì, ovvio. Anche perché si presentava con misure importanti, un 8.24m saltato nelle settimane precedenti, e pure 8.44m ventoso (quindi non omologato).Ci è rimasto male, sì, ma non si è demoralizzato. È tornato ad allenarsi, convinto, seguendo il suo percorso di crescita. FattiDietro le quinte dell’oro di Alice D’Amato alle Olimpiadi di ParigiLia CapizziEducazione e simpatiaI Giochi di Parigi si stanno trasformando in una vetrina splendida, ma pure educativa per conoscere meglio i giovani atleti della nuova generazione. Da Furlani a Benedetta Pilato, da Chiara Pellacani nei tuffi a Filippo Macchi nella scherma.Sono ambiziosi, molto, moltissimo, e lo dichiarano pure, ma lo fanno con un mix di educazione e simpatia che non li fa apparire sbruffoni. Sono spavaldi che non se la tirano. E soprattutto hanno quel senso di gratitudine che prevale sul risultato, il senso di sapere il percorso fatto, quello che in pochi vedono perché i riflettori non ci sono.La frase che ripete più spesso Mattia Furlani è: «Non mettetemi fretta, non posso saltare 8.50m perché ho una crescita biologica che devo rispettare, un ciclo naturale che durerà almeno quattro anni». FattiLa scuola tecnica italiana: allenatori sempre più considerati (ma poco citati)Lia CapizziGiovani atleti che non cercano giustificazioni, non voglio nemmeno buffetti o abbracci di pietismo del tipo: poverino, tu comunque ce l’hai messa tutta.No. Vogliono essere aspettati. E hanno la pretesa di essere ascoltati.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediLia CapizziGiornalista. Dagli inizi in radio alla grande esperienza televisiva tra conduzioni di Tg, interviste, telecronache, documentari (Rai, Mediaset, e 18 anni a SkySport). Racconta lo sport a 360°, specializzata in numerose discipline, dal calcio al rugby, dal nuoto all’atletica, dal tennis ai risvolti sociali nello sport senza trascurare il lato oscuro del doping
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