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Latina, incidente sul lavoro: operaio cade da un palo e rimane ferito

Immunità Ilaria Salis, parla suo padre: "Avverrà se l'Italia comunica la sua candidatura"Qualcuno ricorda i "super costumi" del nuoto?trading a breve termine Tra il 2008 e il 2010 praticamente tutti i record della disciplina acquatica furono riscritti grazie all'utilizzo di inserti in poliuretano, elastomero e fibra di carbonio negli equipaggiamenti degli atleti. Ma aiutavano il galleggiamento e furono dunque banditi dalla Federazione Internazionale (al tempo Fina, oggi World Aquatics). Ecco, qualcosa di analogo, sebbene con un minore impatto, sta avvenendo sottotraccia nel mondo dell'atletica leggera. Alle Olimpiadi di Parigi saranno molti i corridori a indossare quelle che, con poca fantasia, sono state definite "super scarpe", e che negli ultimi anni hanno contribuito a migliorare le prestazioni medie dei maratoneti (fino al 2,8% nel caso degli uomini e fino al 2,2% tra le donne). Ambiente Olimpiadi di Parigi: le temperature estreme mettono a rischio gli atleti? Limitazioni aggirate. Come nel mondo del nuoto, anche in quello dell'atletica la Federazione è intervenuta per limitare la diffusione di questa tecnologia. A dare il via a una tempesta di controversie fu l'arrivo del modello Nike Vaporfly, il cui prototipo fu utilizzato nel 2019 dal kenyano Eliud Kipchoge consentendogli di diventare il primo atleta a correre una maratona in meno di due ore: 1:59'40. Questo record, però, non fu omologato poiché ottenuto nel corso di un evento organizzato ad hoc dallo sponsor Ineos a Vienna e non in una gara ufficiale. Nel 2020, World Athletics ha reagito introducendo una serie di restrizioni regolamentari volte a impedire che gli atleti non equipaggiati con le nuove calzature fossero svantaggiati. Le misure intraprese si concentravano sulle dimensioni della suola e sulla presenza di alcune strutture interne. Effetto altalena. Il problema è che le migliorie derivate dall'utilizzo delle "supershoes" non dipendono esclusivamente dalle singole componenti strutturali, ma da come queste lavorano in armonia nella scarpa. La suola della Nike Vaporfly, per esempio, è composta da un elastomero a blocchi di poliammide, combinato con una piastra in fibra di carbonio. Questa piastra fu inizialmente accusata di funzionare come una molla, ma era solo una parte del quadro complessivo. A migliorare le prestazioni e a influire sulle dinamiche di corsa è invece l'intero sistema, inclusi lo spessore della suola e la conformazione della calzatura. Gli scienziati hanno ipotizzato che la chiave per spiegare l'efficacia delle super scarpe risieda nel presunto "effetto altalena": una forza di reazione verso l'alto che migliora passivamente la posizione propulsiva del corridore, riducendo al contempo il consumo di ossigeno rispetto all'utilizzo di quelle tradizionali. Scienza Il medagliere delle Olimpiadi di Parigi secondo le previsioni... della scienza Controversie. Le super calzature sono ora disponibili anche per i consumatori a costi notevoli, con versioni sviluppate da marchi come Adidas e Saucony. Ciò significa che, norme restrittive o meno, si assisterà a una continua evoluzione di questa giovane tecnologia, la cui efficacia, tuttavia, può variare notevolmente a seconda di chi le indossa. Queste calzature, infatti, sono nate basandosi sulla meccanica di corsa degli atleti professionisti, lasciando aperta la possibilità che i corridori amatoriali possano sperimentare reazioni diverse e magari, riscontrare persino una perdita di prestazione. Resta da valutare, infine, quanto influisca il cosiddetto "effetto placebo", ossia se il semplice fatto di sapere di indossare scarpe avanzate porti a un miglioramento agonistico, indipendentemente dal reale contributo della tecnologia. 11 FOTO Fotogallery Come costruire il maratoneta più veloce del mondo VAI ALLA GALLERY Fotogallery Come costruire il maratoneta più veloce del mondo L’impresa è di quelle al confine tra scienza e fantascienza: correre una maratona (42 km e 195 metri) sotto il muro delle due ore. Cioè a oltre 21 km/h di velocità media, difficili da tenere su una simile distanza anche in bicicletta. I più forti atleti del mondo, i migliori scienziati dello sport, università e centri di ricerca e soprattutto aziende sportive sono oggi impegnate nel tentativo di scendere sotto le due ore. Ecco chi sono, come si stanno preparando e se scientificamente è possibile superare questo limite. Il kenyano Eliud Kipchoge, l’etiope Lelisa Desisa e l’eritreo Zersenay Tadese sono i tre atleti scelti da Nike per il progetto #breaking2.Il primo tentativo si è svolto lo scorso 6 maggio all’autodromo di Monza ed è fallito per una manciata di secondi. Kipchoge ha infatti tagliato il traguardo nel tempo di 2h 00’ 24”. Il tempo però non è stato omologato come nuovo record mondiale (vedi foto seguenti). Foto: © Nike L’attuale record del mondo sulla prova regina dell’atletica è di 2h 02’ 57” ed è stato stabilito nel 2014 a Berlino dal kenyano Dennis Kimetto. Per scendere sotto le due ore occorre limare questo tempo del 2,5% circa. Come si vede da questo grafico, che mostra i tempi di maratona dai primi del ‘900 ai giorni nostri, si tratta di un miglioramento epocale. Foto: © Sub2 Adv Il tentativo #Breaking2 si inserisce in un più vasto programma denominato Sub2, un consorzio di università, enti sportivi, centri di ricerca e aziende private che hanno l'obiettivo di individuare, e allenare con metodologie scientifiche, un atleta in grado di correre una maratona in meno di due ore e senza fare ricorso a sostanze dopanti entro i prossimi 5 anni.I promotori di Sub2, tra i quali diversi enti antidoping nazionali affiliati alla WADA, l'Agenzia Mondiale Antidoping, vogliono infatti dimostrare come nello sport sia possibile raggiungere traguardi ambiziosi senza utilizzare scorciatoie chimiche.In Sub2 nulla è lasciato al caso, tutti gli aspetti sono presi in considerazione, non soltanto quelli relativi alle scarpe come potrebbe far pensare la presenza di aziende come Nike o Adidas: nutrizione, medicina dello sport, psicologia, biomeccanica, bioenergetica, bioinformatica e tecniche di allenamento e di corsa. Secondo la scienza i fattori fisici che influenzano la prestazione di chi corre sulle lunghe distanze sono 3: il VO2Max, cioè la massima quantità di ossigeno fornita dal sangue ai muscoli in una data unità di tempo, la soglia del lattato, cioè la quantità di acido lattico che l’organismo riesce a smaltire prima di che subentri la fatica, e l’economia della corsa, cioè l’efficienza dell’atleta nel convertire ossigeno e combustibile in energia utile allo sforzo. Questi parametri sono in parte di natura genetica, ma possono essere migliorati con un allenamento e un’alimentazione calibrati sulla fisiologia specifica del singolo atleta. Nella foto Eliud Kipchoge durante la preparazione. Foto: © Nike L'identikit di chi riuscirà a battere il record. Secondo i ricercatori un ipotetico maratoneta in cui VO2Max, soglia del lattato ed economia della corsa siano perfettamente ottimizzati potrebbe riuscire a chiudere una maratona in 1h 57’ 58”, due minuti in meno rispetto all’obiettivo di Sub2 e #breaking2.I ricercatori hanno tracciato anche un identikit di questo futuro campione: con tutta probabilità sarà kenyano o etiope, piuttosto minuto (170 ± 6 cm per 56 ± 5 kg di peso) e da piccolo avrà vissuto a lungo in alta quota facendo molta attività fisica intensa. Quando? Difficile dirlo, ma secondo i modelli previsionali non prima del 2025-2030. Adv In una sfida al limite come questa ogni dettaglio può fare la differenza, anche il tracciato sul quale si misurano le performance degli atleti. Curve strette, fondi irregolari e saliscendi sono tutte condizioni che costringono il runner a rallentare. Ecco perchè Nike, per il proprio tentativo, ha scelto l’autodromo di Monza: perfettamente in piano e con poche curve ampie e morbide. Foto: © Nike Per favorire l'aerodinamica i corridori di #Breaking2 hanno utilizzato tutti gli accorgimenti aereodinamici permessi, come questi nastri adesivi muscolari... E poi c'è la questione della resistenza all'aria. Come avviene nel ciclismo, un gregario o una "lepre" che corre a un ritmo sotto le due ore taglia l'aria, consentendo a chi segue in scia di fare meno fatica. Secondo Ross Tucker, un ricercatori di Scienza dello Sport all'Università di Cape Town in Sud Africa, il vantaggio in questi casi può essere del 1-2%.Nel caso di #Breaking2 alcuni critici hanno fatto notare che più che le lepri, era la vicinanza dell'autovettura, e l'enorme tabellone del tempo sul suo tettuccio, a tagliare l'aria in modo davvero considerevole. Adv Le scarpe possono davvero fare la differenza durante una maratona? Sì, almeno secondo gli studi effettuati in laboratorio. Una scarpa tecnologicamente avanzata può infatti permettere al runner di recuperare parte dell’energia che viene normalmente dissipata a terra durante la corsa.Nike ha realizzato Zoom Vapor Fly Elite, una scarpa ultraleggera in cui ogni particolare, dai materiale alla forma, è studiato per rendere più veloce ed efficiente la corsa di chi le indossa.Il tallone leggermente rialzato ottimizza il contatto con il suolo, mentre una speciale lamina in carbonio inserita nella suola rende la scarpa più rigida e riduce la quantità di energia che va sprecata nell’impatto a terra. Foto: © Nike Adidas sta invece lavorando a Adizero Sub2, una scarpa ultraleggera realizzata con materiali ad alta tecnologia. Per la soletta è stata utilizzata una speciale schiuma che garantisce massima ammortizzazione con il minimo peso, mentre la parte direttamente a contatto con il terreno è stata sviluppata in collaborazione con un produttore di pneumatici per garantire la massima aderenza e il massimo risparmio di energia alle gambe dell’atleta. Foto: © Adidas Approfondimenti 12:04 #AccaddeOggi 16 ottobre 1968: Black Power alle Olimpiadi Salute Quell'euforia dopo la corsa: da cosa dipende? Scienze I segreti delle piscine più veloci del mondo Curiosità Jogging: chi resiste di più nella corsa? Scienze Corsa e scarpe speciali: è doping tecnologico? Scienze Breaking2: niente record 14 FOTO Psicologia Tutti pazzi... per le scarpe

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Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

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  • Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock
  • Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock
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