Riapre il caffè del Politeama di PoggibonsiQuindici anni di reclusione: è questa la pesantissima pena che i pm russi hanno chiesto per Ksenia Karelina,investimenti una giovane donna con doppio passaporto russo e americano. La accusano di "alto tradimento", sostengono che abbia donato denaro destinato ad "armi e munizioni per le forze armate ucraine".Ma secondo diversi giornalisti e difensori dei diritti umani, sotto queste imputazioni che pesano come macigni ci sarebbe in realtà solo una presunta donazione da poco più di 50 dollari.E non ci sarebbero prove che di questa somma (così esigua) abbia beneficiato l'esercito ucraino. Su questa vicenda sembrano di fatto stagliarsi ancora una volta le tensioni politiche tra Washington e Mosca, accusata di arrestare cittadini americani per motivi politici per poi usarli come "pedine di scambio" per il rilascio di russi detenuti nei Paesi occidentali.Come nel mega scambio di detenuti della settimana scorsa, il più imponente dai tempi della guerra fredda, con ben 24 persone rilasciate. Ksenia Karelina è stata arrestata all'inizio dell'anno, quando da Los Angeles - dove vive da ben 12 anni lavorando in un centro termale e come ballerina - era tornata a Yekaterinburg, nella sua Russia, per rivedere la famiglia. L'accusa di "alto tradimento" deriverebbe dal fatto che i servizi segreti del Cremlino avrebbero trovato sul suo cellulare tracce di un versamento da 51,80 dollari. Ma i media internazionali sottolineano che a beneficiare di questa somma sarebbe stata un'organizzazione con base a New York che si occuperebbe di "assistenza non militare" all'Ucraina. Secondo i giornali americani, si tratterebbe di 'Razom for Ukraine'. "Il suo sito web afferma che sostiene una serie di progetti umanitari, tra cui la fornitura di kit di pronto soccorso, stufe a legna, generatori, radio e veicoli ai medici ucraini in prima linea", scrive la Reuters sul suo sito internet. Non sembrerebbe esserci insomma nessuna traccia delle "armi" di cui parlano le autorità russe. Mentre molti sospettano che dietro il processo a porte chiuse iniziato un mese e mezzo fa a Yekaterinburg, e che si dovrebbe concludere a Ferragosto con la sentenza, ci sia il braccio di ferro tra Cremlino e Casa Bianca. Lo stesso avvocato della 33enne, Mikhail Mushailov, ha dichiarato che uno scambio è "impossibile" finché non c'è una condanna, ma che "dopo la sentenza di certo" si muoverà "in questa direzione". E ha anche affermato che Ksenia Karelina si è dichiarata "colpevole" solo per cercare una pena più mite. Nelle carceri russe ci sono ancora dei cittadini americani, una ventina secondo il Wall Street Journal, mentre restano detenuti negli Usa Aleksandr Vinnik e Vladimir Dunaev, due cittadini russi accusati di crimini informatici che alcuni ipotizzavano potessero essere rilasciati nel grande scambio della scorsa settimana. Ma non è andata così. Riproduzione riservata © Copyright ANSA
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