Marò, l'India chiude tutti i procedimenti e accetta il risarcimento da parte dell'ItaliaÈ il primo lunedì dopo il caos dell’aggiornamento buggato di CrowdStrike,MACD che ha bloccato ben 8,5 milioni di computer Windows in tutto il mondo. E ora, dopo la tempesta, ecco arrivare un po’ di quiete. In questi giorni, infatti, Microsoft ha lanciato uno strumento di ripristino che supporta gli amministratori IT delle aziende nel riavviare i pc bloccati. Nonostante anche CrowdStrike abbia rilasciato un aggiornamento per correggere il bug, non tutti i dispositivi sembrerebbero essere riusciti a eseguirlo correttamente. Questo significa che molti sono stati costretti a ricorrere a soluzioni alternative, come avviare i computer in modalità provvisoria e cancellare manualmente il file “incriminato”. Un lavoro lungo e noioso.La schermata di bloccoEcco allora la soluzione di Microsoft: avviare l’ambiente Windows PE - la versione più leggera del sistema operativo, utilizzata dalle aziende per installare workstation e server - tramite USB, accedere al disco interessato dal problema ed eliminare automaticamente il file CrowdStrike per consentire al computer di avviarsi correttamente. In questo modo sarà possibile ripristinare il dispositivo senza dover entrare nella modalità provvisoria o senza dover essere in possesso dei diritti di amministratore, perché lo strumento fornito da Microsoft è in grado di accedere al disco senza eseguire la copia locale di Windows. È nel caso in cui un disco sia protetto da una crittografia BitLocker - la funzionalità di protezione dei dati integrata in Windows - allora lo strumento richiederà di inserire manualmente la chiave di ripristino per continuare a correggere l'aggiornamento di CrowdStrike.In questo modo, quindi, Microsoft fornisce agli amministratori IT delle aziende due diverse modalità di ripristino dei computer bloccati. Ma con una precisazione chiara: alcuni dispositivi potrebbero non supportare il riavvio tramite USB. In questo caso, si potrebbe ricorrere a soluzioni ancora alternative quali “l'utilizzo dell'opzione Preboot Execution Environment (PXE)” o il “reimaging del dispositivo”, ovvero un ripristino del sistema. Insomma, le soluzioni offerte sono molte, ma basteranno a far dimenticare quanto accaduto?
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