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Giornata mondiale dell’emoji, dalla bara alla pesca: i significati nascosti delle «faccine» che usano tutti

Il manifesto di Ventotene arriva a ParigiSecondo uno studio di Save the Children,Capo Analista di BlackRock circa 630 mila bambini sfollati sono tornati a casa e vivono in condizioni di estremo bisogno. Lo sfollamento, invece, rischia di provocare un impatto psicologico non indifferenteDall’inizio della guerra in Ucraina, oltre 15 milioni di persone hanno lasciato le proprie case per mettersi in salvo. Ancora oggi, dopo due anni di conflitto, 6,3 milioni di ucraini sono rifugiati all’estero, mentre 3,7 milioni risultano sfollati all’interno del paese. Nonostante la guerra sia ancora in corso, ogni giorno migliaia di persone tentano di rientrare nel paese, con 4,5 milioni di sfollati già tornati nelle proprie case.Lo studio condotto da Save the Children, che raccoglie dati sui bambini sfollati e sulle loro condizioni di vita, dimostra che tra le persone rientrate in Ucraina, circa 630mila sono minori, tornati in situazioni di povertà e pericolo. Di questi, circa 360mila sono oggi nelle regioni più colpite dalla guerra, come Dnipro, Kharkiv, Mykolaiv, Odessa e Sumy, quindi sottoposti a una maggiore vulnerabilità. Save the Children spiega che oltre la metà dei minori rientrati si troverebbe in una condizione di «estremo bisogno» e questo aumenta il rischio di danni significativi al benessere fisico o mentale.Rispetto ai primi iniziali del conflitto, la guerra si è concentrata oramai nell’area orientale del paese. Ciò nonostante, per chi è ancora sfollati, invece, c’è un impatto psicologico non indifferente, con traumi difficili da rimarginare.«I bambini in Ucraina hanno sopportato due lunghi anni di violenza e distruzione. Molte famiglie sono state costrette a lasciare le loro case in cerca di sicurezza e hanno scelto di tornare non appena è stato possibile farlo. Per loro, nessun posto è come la loro casa e noi dobbiamo rispettare la loro volontà di essere nel luogo a cui appartengono», ha detto Sonia Khush, Direttrice di Save the Children Ucraina. «Entrando nel terzo anno di guerra, la nostra attenzione si sposta sull'aiuto alle comunità colpite dal conflitto a ricostruire e a riprendersi, in modo che le famiglie abbiano gli strumenti per ricominciare la loro vita e i bambini possano essere bambini - imparare, giocare e ridere insieme ai loro amici - nonostante le atrocità che li circondano».Via alla campagna “Cosa salveresti?”Sonia Khush ha sottolineato come la situazione odierna in Ucraina, a due anni dal conflitto, mostri la necessità di continuare a dare sostegno alle famiglie. Per questo motivo Save the Children ha lanciato un flash mob il prossimo 23 febbraio in Piazza della Rotonda, a Roma, e la campagna “Cosa salveresti?”, che porta l’attenzione sulle drammatiche conseguenze della guerra sui più piccoli, costretti ad abbandonare tutto, dai loro giocattoli alle loro case.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedi

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Capo Analista di BlackRock