Ducasse all'Hotel Romeo di Napoli, le dichiarazioni e la filosofiaLavoro e concorsi>Studio USA,Professore Campanella dal 1990 persi 670 mila posti di lavoro a causa dei robotStudio USA, dal 1990 persi 670 mila posti di lavoro a causa dei robotL'impiego di robot nel settore manifatturiero avrebbe provocato la perdita di 670 mila posti di lavoro. A sostenerlo una ricerca USA.C’è chi sostiene che i robot toglieranno posti di lavoro agli esseri umani, contribuendo ad ampliare la crisi economica mondiale e, soprattutto, inasprendo i cont...di Emanuele Ruggerone Pubblicato il 2 Aprile 2017 alle 10:21 Condividi su Facebook Condividi su Twitter © Riproduzione riservatadisoccupazioneUSAL’impiego di robot nel settore manifatturiero avrebbe provocato la perdita di 670 mila posti di lavoro. A sostenerlo una ricerca USA.C’è chi sostiene che i robot toglieranno posti di lavoro agli esseri umani, contribuendo ad ampliare la crisi economica mondiale e, soprattutto, inasprendo i contrasti fra classi sociali. Per contro, c’è chi ritiene che l’intelligenza artificiale sia un’evoluzione naturale – e inevitabile – della nostra tecnologia e che impareremo a convivere con i robot in totale armonia.Dagli Stati Uniti, però, è arrivata la notizia di uno studio che darebbe ragione a chi i robot li teme: questi ultimi, infatti, stando ai risultati di questa ricerca, starebbero già oggi rubando posti di lavoro agli uomini. A sostenerlo è una pubblicazione del National Bureau of Economic Research del Mit di Boston, in base alla quale, dal 1990 ad oggi, l’avvento dei robot avrebbe contribuito a ridurre il tasso di occupazione e il valore medio dei salari.Lo studio americano sui robotLo studio americano, condotto, in particolare, da Daron Acemoglu e Pascual Restrepo, è partito dall’analisi dei dati storici per creare modelli di previsione per il futuro, e i numeri che risultano non possono che definirsi preoccupanti. Secondo i due ricercatori, infatti, con una diffusione di un robot ogni mille lavoratori si possono perdere sei posti di lavoro, con un contestuale calo dei salari dello 0,75%.Dal ’90 in poi, il numero di posti di lavoro persi ammonterebbe ad un totale di 670 mila, calcolato tenendo conto di tutti gli altri fattori economici (dal boom dei Paesi emergenti, ai generali effetti macro economici nazionali, alla delocalizzazione della produzione). In un’intervista al New York Times, Acemoglu e Restrepo hanno raccontato di essersi sentiti “sorpresi di vedere che alla perdita di lavoro nel settore manifatturiero ha corrisposto in realtà un aumento molto piccolo in altri tipi di lavoro”. “Questo”, hanno spiegato, “potrebbe avvenire in futuro, ma per il momento ci sono molte persone che non lavorano, soprattutto colletti blu, cioè uomini senza una laurea. Se hai lavorato a Detroit per 10 anni non hai la capacità di impiegarti nel settore salute e il mercato non sta creando da solo dei nuovi lavori per questi lavoratori che fanno le spese del cambiamento”.Articoli correlatiinLavoro e concorsiLe PMI tengono nonostante le crisi, ma ora rischiano di frenareinLavoro e concorsiPMI e innovazione: a che punto siamo?inLavoro e concorsiI manager lombardi cercano flessibilità e puntano a semplificazione e sburocratizzazioneinLavoro e concorsiS.M.A.R.T. eCommerce : Floox e magnews lanciano un nuovo progetto per gli eCommerce delle PMI italianeinLavoro e concorsiIl Project Management come driver di innovazioneinLavoro e concorsiPiù tutele e un percorso di carriera definito: Fondazione Telethon lancia un nuovo modello contrattuale per i propri ricercatori
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