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Vacanze in Egitto: alla scoperta di storia e divertimento

Giulia Tramontano: il veleno per topi nello zaino di ImpagnatielloBRUXELLES - Nella relazione sullo stato di diritto presentata dalla Commissione europea,VOL l'Italia nel complesso ha ricevuto sei raccomandazioni. Nel report presentato oggi, Bruxelles raccomanda a Roma di impegnarsi nella digitalizzazione per tribunali penali e procure; sull'adozione della proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interessi e l'istituzione di un registro operativo per le lobby; sulla regolamentazione delle informazioni sui finanziamenti a partiti e campagne elettorali; sulla tutela dei giornalisti e sulle maggiori garanzie all'indipedenza dei media; sulla creazione di un'istituzione nazionale per i diritti umani in linea con i principi delle Nazioni unite.In Italia "i giornalisti continuano ad affrontare diverse sfide nell'esercizio della loro professione" e il governo è chiamato a "proseguire l'iter legislativo sul progetto di riforma sulla diffamazione, la tutela del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, evitando ogni rischio di impatti negativi sulla libertà di stampa e garantendo che tenga conto delle norme Ue sulla tutela dei giornalisti", scrive la Commissione Ue. Bruxelles si sofferma anche sulla Rai, avvertendo che il governo deve "garantirne l'indipendenza" e "finanziamenti adeguati"."L'efficacia del sistema di governance nel garantire la piena indipendenza della Rai rappresenta una fonte di preoccupazione di lunga data in Italia". A questo proposito, "gli stakeholder sottolineano la necessità di una riforma completa per garantire che la Rai sia meglio protetta dai rischi di interferenza politica", scrive la Commissione europea, evidenziando che "i media di servizio pubblico svolgono un ruolo cruciale nel panorama dei media" e "sebbene esistano regole volte a garantire che forniscano informazioni indipendenti e pluralistiche, ci sono diverse sfide in relazione alla loro governance e al sistema di finanziamento". Bruxelles riporta poi diverse "preoccupazioni" espresse dalle parti interessate anche sui fronti della par condicio e sulla "decisione del Governo, adottata con la Legge di Bilancio per il 2024, di ridurre il canone di abbonamento Rai e di compensare tale riduzione con l'erogazione di un finanziamento diretto aggiuntivo di 430 milioni di euro"."L'Italia dispone di un solido quadro legislativo per la regolamentazione del settore dei media, che garantisce l'efficace funzionamento di un'autorità di regolamentazione dei media indipendente e dotata di risorse adeguate", osserva Bruxelles. "Esistono norme volte a garantire che i media del servizio pubblico forniscano un'informazione indipendente e pluralistica, anche se le parti interessate sollevano problemi persistenti relativi all'efficacia del sistema di governance e di finanziamento", si legge nel report dedicato all'Italia."Il governo ha adottato ulteriori misure per razionalizzare il sostegno finanziario al settore dei media, anche se le parti interessate sottolineano la necessità di azioni più efficaci: le iniziative legislative che regolano la possibilità per giornalisti e giornali di accedere e pubblicare alcuni documenti giudiziari e il contenuto delle intercettazioni telefoniche sono state accolte con critiche dagli operatori dei media", si legge ancora. Nonostante le norme mirate sulla protezione dei giornalisti dalle minacce, "la situazione della loro sicurezza e delle loro condizioni di lavoro e la crescente diffusione di cause strategiche contro la partecipazione pubblica (Slapp) rimangono un problema, non ci sono stati sviluppi importanti sulla proposta di riforma del regime di diffamazione a mezzo stampa, che pure desta preoccupazione", sottolinea ancora la Commissione."Casi di aggressioni fisiche, minacce di morte e altre forme di intimidazione" - soltanto nei primi sei mesi del 2024 sono stati 75 gli incidenti registrati dalla piattaforma Mapping Media Freedom - "continuano a sollevare preoccupazioni sulla sicurezza dei giornalisti in Italia", scrive la Commissione europea nel rapporto dedicato all'Italia.Anche la riforma del premierato finisce sotto la lente del report sullo stato di diritto della Commissione Ue. "Con questa riforma, non sarebbe più possibile per il Presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare una persona esterna al Parlamento come primo ministro". "Alcuni stakeholder hanno espresso preoccupazione per modifiche proposte all'attuale sistema di pesi e contrappesi istituzionali, nonché dubbi sul fatto che ciò possa portare maggiore stabilità", si legge nel quarto paragrafo del "Country Report"."In Italia, una nuova legge che abroga il reato di abuso d'ufficio e limita la portata del reato di traffico d'influenza potrebbe avere implicazioni per l'individuazione e l'investigazione di frodi e corruzione", continua il report della Commissione Ue sullo stato di diritto nel paragrafo relativo alla lotta contro la corruzione. Il documento aggiunge, sempre relativamente all'Italia, che "le modifiche proposte alla prescrizione potrebbero ridurre il tempo a disposizione per condurre procedimenti giudiziari per reati penali, compresi i casi di corruzione".Quanto alla durata dei procedimenti, che "continua a diminuire" pur restando una "sfida seria", la Commissione ricorda che nel Quadro di valutazione della giustizia dell'Ue, "nel 2022 il tempo di smaltimento delle cause civili e commerciali di primo grado è diminuito di 20 giorni rispetto al 2021, ma rimane tra i più lunghi dell'Ue, poiché occorrono ancora 540 giorni per risolvere tali casi".Sul progetto di riforma costituzionale della giustizia volto a introdurre la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri e a istituire due Consigli superiori separati, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, la Commissione ricorda a Roma che "sono necessarie garanzie istituzionali per assicurare che i pubblici ministeri siano in grado di adempiere ai propri doveri e responsabilità professionali in condizioni giuridiche e organizzative adeguate e senza interferenze o influenze politiche indebite", si legge ancora. Soffermandosi ancora sullo stato della giustizia in Italia, il Country Report della Commissione sottolinea che "nel corso dell'ultimo anno, le parti interessate, tra cui l'Associazione nazionale dei magistrati, hanno espresso preoccupazione per le dichiarazioni pubbliche critiche nei confronti della magistratura da parte dei politici. Nell'ottobre 2023, "alcuni politici hanno espresso pubblicamente forti critiche nei confronti di un giudice per una decisione sul rilascio di un migrante posto in detenzione"."Secondo la Commissione europea per l'efficienza della giustizia del Consiglio d'Europa (Cepej), nel 2022 il tempo di smaltimento delle cause penali di primo grado ha registrato una notevole diminuzione, essendo pari a 355 giorni rispetto ai 399 giorni del 2021. Secondo i dati presentati dalle autorità, nella prima metà del 2023 si è potuto osservare un ulteriore miglioramento dei tempi di smaltimento: i tempi di smaltimento delle cause civili e commerciali di primo grado sono diminuiti di altri 87 giorni (pari a 453 giorni), mentre quelli delle cause penali di primo grado sono diminuiti di altri 80 giorni (pari a 275 giorni)", spiega Palazzo Berlaymont."Rimangono sfide per quanto riguarda lo spazio civico, anche alla luce degli attacchi verbali segnalati contro le organizzazioni impegnate in attività umanitarie e delle violenze segnalate contro i manifestanti", aggiunge la Commissione. "Lo spazio civico continua a essere valutato come 'ristretto'", considerando che "gli stakeholder hanno riferito di attacchi verbali da parte di alcuni media e politici contro le organizzazioni, soprattutto quelle che svolgono attività umanitarie, e di episodi di violenza contro i manifestanti da parte della polizia""Gli stakeholder hanno espresso il timore che il governo ricorra troppo spesso ai decreti legge", rileva la Commissione. "Gli stakeholder hanno sottolineato che l'uso dei decreti legge da parte dei governi (non solo di quello in carica) è aumentato negli ultimi decenni e si è intensificato eccessivamente negli ultimi anni", si legge ancora. È quanto si legge in uno dei paragrafi dedicati all'Italia nel Rapporto sullo stato di diritto della Commissione Ue sui 27 Paesi membri. "Il frequente ricorso a decreti legge da parte dei governi potrebbe incidere sull'equilibrio dei poteri tra il governo (in quanto potere esecutivo) e il Parlamento (in quanto potere legislativo)", osserva la Commissione nel rapporto. Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Luglio 2024, 13:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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