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La rivoluzione di Stephen King. Un incubo lungo cinquant’anni

Meloni e i politici di FdI a cena a Palazzo Brancaccio per serrare i ranghiIl presidente della Fondazione Italia-Cina all'Adnkronos: consumi interni,èindifficoltàlItaliapuòinvestimenti automotive, moda, medicale e meccatronica. I punti chiave dell'incontro Meloni-Xi25 luglio 2024 | 15.59Redazione AdnkronosLETTURA: 3 minuti.social-icon-cont a.ico-verify { background: transparent;}.arpage .social-share .social-icon-cont a.ico-verify img { width: 116px;height: 32px;padding: 0;margin-right: 10px;}“Il governo è riuscito a gestire l’uscita dalla Belt and Road Iniative (Bri) senza scossoni, in modo intelligente. Per questo il viaggio di Giorgia Meloni è molto importante, l’Italia nel rapporto con la Cina deve guardare innanzitutto al proprio interesse nazionale, cercando di non farsi condizionare dall’ostilità degli Stati Uniti verso Pechino”. Commenta così all’Adnkronos Mario Boselli, presidente Italy China Council Foundation-ICCF, la visita ufficiale della presidente del Consiglio che si terrà tra il 27 e il 31 luglio. “L’Italia nel 2019 era stato l’unico Paese G7 a firmare un memorandum per la Bri e da allora è stato l’unico a non rinnovarlo, con la promessa che si sarebbero fatte altre cose insieme. Ora è un momento favorevole per rafforzare il dialogo, a maggior ragione dopo il viaggio di Adolfo Urso e prima di quello del presidente Mattarella, che partirà in autunno”, sottolinea.L’economia cinese mostra delle difficoltà, ragiona Boselli, “e dunque l’Italia può rappresentare un partner per rilanciare scambi, investimenti e consumi. Soprattutto i consumi interni sono un problema per Pechino, che diventa un problema per il nostro export. Le posso dire che il settore che conosco meglio, quello della moda, è in particolare sofferenza per la riduzione degli acquisti dei cittadini cinesi. La filiera della subfornitura delle case di moda è stata colpita duramente, con cali di fatturato che non si vedevano dai tempi del Covid”. Secondo il presidente della Fondazione Italia-Cina, “il problema non riguarda solo il Made in Italy, ma tutti i paesi esportatori: i consumatori cinesi, soprattutto quelli che acquistavano prodotti di eccellenza che vengono dal nostro Paese, sono stati colpiti dalla crisi immobiliare, su più fronti. Anche su quello psicologico: pur avendo disponibilità economica, molti di quelli che erano stati ‘incoraggiati’, diciamo così, a comprare azioni dei giganti del real estate, come Evergrande, di colpo si sono ritrovati un portafoglio decimato. E dunque hanno limitato gli acquisti in beni pregiati”. Ovviamente ha influito anche la narrazione di Xi Jinping che ha esplicitamente chiesto ai connazionali di preferire i prodotti made in China? “Sì, è una concausa, ma non è una politica che mette nel mirino singoli paesi, bensì cerca di tirare fuori l’orgoglio per la produzione nazionale davanti al rallentamento generale dell’economia”, replica.Parlando dei settori che possono beneficiare da questo viaggio, Boselli cita l’automotive, un campo particolarmente sensibile visti i dazi annunciati dall’Unione Europea sulle auto elettriche cinesi. “A maggior ragione bisogna incoraggiare le aziende cinesi a investire in Italia e creare qui delle linee di produzione, così da non incappare nelle restrizioni al commercio imposte da Bruxelles. Tanto abbiamo visto che su Stellantis non si può fare troppo affidamento. D’altronde questo è stato uno dei punti centrali del viaggio di Urso". "E poi c’è il settore medicale, che ha subito una drastica riduzione dopo la fine della pandemia - conclude - L’export italiano si è bloccato, ma resta uno dei punti forti per noi, essendoci anche vari attori italiani nel loro territorio. Sia sul piano degli scambi che degli investimenti c’è margine per ripartire. Infine il campo della meccatronica, in cui il nostro know-how genera grande interesse”.

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