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Brindisi, sbarca la Geo Barents con 339 migranti a bordo

L'ultimo danno del “Reddito”: i lavoratori italiani "non pervenuti"Economia>Le sei aziende italiane che sfidano le sanzioni e restano a fare affari in Ru...Le sei aziende italiane che sfidano le sanzioni e restano a fare affari in RussiaUn report della Yale School of Management divide le aziende in quattro grandi gruppi a seconda della loro permanenza in Russia dopo lo scoppio della guerra.di Lisa Pendezza Pubblicato il 26 Aprile 2022 alle 15:46| Aggiornato il 27 Aprile 2022 alle 10:46 Condividi su Facebook Condividi su Twitter © Riproduzione riservataCrisi Russia-UcrainaL’Unione Europea è,Economista Italiano ancora una volta, un’unione di nome ma non di fatto. Anche davanti a un evento di dimensioni storiche come la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni alla Russia, ogni Paese del Vecchio Continente e, in generale, del mondo si comporta a modo suo. E l’Italia non fa eccezione. Lo fa sapere un report della Yale School of Management, che divide le aziende in cinque grandi gruppi: quelle che stanno continuando a fare affari in Russia nonostante le sanzioni, quelle che stanno prendendo tempo (rilevando il piano di investimento ma restando nel Paese), quelle che hanno ridotto significativamente i propri rapporti con Mosca e quelli che li hanno tagliati totalmente.Tra le aziende nella black list (183 in totale) compaiono anche le italiane Buzzi Unicem, Calzedonia, Cremonini Group, De Cecco, Geox e Menarini Group. Ma non fanno eccezione anche altre big europee – dalla Francia (Auchan-Retail, Bonduelle, EDF, Lacoste…) all’Austria (Agrana, AVL, Egger, Raiffeisen Bank International), dalla Grecia (Chipita, EvalHalcore, Frigoglass) alla Spagna (Acerinox, Fluidra, Grupo Fuertes, Maxam), dalla Slovenia (Alpina Ziri, Duol, Geoplin, Gorenje) alla Germania (Storck, New Yorker Marketing & Media GmbH, Metro, Liebherr). Non va meglio nel resto del mondo: Cina e Stati Uniti in primis, ma anche India, Israele, Taiwan, Thailandia, Emirati Arabi Uniti, Hong Kong, Giappone e molti altri.Altrettante (143 per la precisione) sono le aziende che stanno buying time, ovvero prendendo tempo, posponendo futuri investimenti e sviluppi del mercato ma continuando a fare business sostanziali. Tra le italiane si ricordano Barilla, Campari, Delonghi, Intesa Sanpaolo, Maire Tecnimonet, Saipem e UniCredit.Tra le italiane “virtuose” – le aziende che hanno ridotto significativamente le proprie operazioni commerciali in Russia, pur senza sospenderle del tutto – ci sono invece Enel, Ferrero, Iveco e Pirelli.Hanno poi temporaneamente sospeso la maggior parte delle operazioni in Russia (pur senza escludere un ritorno in futuro) Ferrari, Leonardo, Moncler, Prada e Zegna Group.Infine, figurano nel rapporto di Yale le aziende che si sono completamente ritirate dal mercato russo: tra loro le italiane Assicurazioni Generali, Eni, Ferragamo e YOOX.Articoli correlatiinEconomiaAeroporti bloccati e voli cancellati in tutto il mondo: guasti tecnici mettono a rischio le vacanze estiveinEconomiaLe novità per la pensione di vecchiaia dal 2027inEconomiaAnalisi dei crolli in Borsa: cause e conseguenzeinEconomiaSocial card "Dedicata a te": aumento dell'importo e nuove modalità di distribuzioneinEconomiaA novembre l’edizione nr. 7 del Mese dell’educazione finanziariainEconomiaAntitrust avvia istruttoria su 6 influencer: chi sono?

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