Scuola e UniversitàQuali sono le difficoltà di un atleta disprattico e come aiutarlo Daniela Cursi Masella 5 agosto - 09:15 - MILANO "La persona disprattica essendo caratterizzata da movimenti goffi e maldestri,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock derivati da problematiche di coordinazione oculo-manuale, difficilmente svolge sport nel corso della sua vita. Questo accade sia perché ha consapevolezza dei suoi limiti e quindi tende ad evitare l’attività, sia perché molte volte, purtroppo, si ritroverebbe oggetto di scherno". Con queste parole Roberta Cappelluti, psicologa clinica e dello sport, descrive la disprassia. Vediamo di cosa si tratta. diagnosi— Solitamente si arriva a una diagnosi in età scolare, a partire dai 6 anni: "Il bambino - spiega l’esperta - fin da subito, ha problemi di disgrafia, goffaggine nei movimenti e scarse capacità sportive. Per questo motivo non si integra con gli altri, poiché, non riuscendo a portare a compimento le azioni, non trova spazio negli sport di squadra". difficoltà— Disgrafia, o anche difficoltà di lettura a causa dei problemi a coordinare i movimenti dello sguardo, rappresentano prestazioni inadeguate che interferiscono in maniera significativa con i risultati scolastici o con le semplici attività di vita quotidiana (vestirsi, allacciarsi le scarpe, deambulare). "La disprassia - chiarisce Roberta Cappelluti - si esprime con la difficoltà nello svolgere un’azione, non riuscendo a coordinare i gesti per poter raggiungere un obiettivo. La si riconosce in quanto è presente un ritardo nel raggiungimento delle tappe dello sviluppo motorio. Diversi studi hanno altresì dimostrato che un deficit di forza sussiste e che questo compromette le performance in qualità di precisione e mantenimento del movimento". Parti con un gruppo di sportivi come te, scopri i viaggi di Gazzetta Adventure e Tribala all'insegna dello sport e del divertimento nel mondo disprassia e sport— Yoga e nuoto sono gli alleati. "Le attività sportive in cui un disprattico può cimentarsi - sottolinea la psicologa - sono in generale quelle che non richiedono grande coordinamento e quindi possono risultare più facili da gestire. Tra queste, ad esempio, lo yoga ed il nuoto. Imparare ad eseguire la giusta respirazione, rispettare i tempi, porre attenzione al movimento sono tutte abilità che il disprattico può imparare nel tempo e, anche se non eseguite nel migliore dei modi, portano la persona a trovare equilibrio e serenità con se stessa". Roberta Cappelluti, docente del Master sul disagio giovanile, devianza sociale e comportamenti a rischio presso Unicusano Roma, ci tiene a divulgare un input a familiari e coach: "A prescindere da quale sia l'attività sportiva migliore per un disprattico, se questi ha un interesse per un determinato sport, anche se non riesce a praticarlo bene, va sempre incoraggiato, supportando il suo miglioramento e la sua partecipazione". Salute: tutte le notizie Active: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA
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