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Afghanistan, i talebani fanno decapitare i manichini femminili dei negozi

Numero uno dei vescovi Ue: "L'omosessualità non è un peccato, la Chiesa cambi insegnamento"Villa Malaparte funziona sempreCostruita alla fine degli anni Trenta a Capri dallo scrittore Curzio Malaparte,ETF è da sempre usata per film, pubblicità e sfilate Condividi CondividiFacebookX (Twitter)EmailWhatsappRegala il Post(Raffaele Celentano/laif / Contrasto)Caricamento player Oggi il marchio francese di moda Jacquemus ha presentato la sua collezione cruise (quella dedicata ai vestiti per le vacanze) a Casa Malaparte a Capri, la famosa isola nel golfo di Napoli considerata tra le più belle al mondo. Il direttore creativo e fondatore di Jacquemus, Simon Porte, ha scelto questa villa perché è qui che venne girato Il disprezzo (Le Mépris), un film del 1963 del regista francese Jean Luc Godard che con la «sua visione di bellezza e di modernità» lo convinse a fondare Jacquemus, 15 anni fa.Casa Malaparte fu costruita tra il 1938 e il 1942 dallo scrittore Curzio Malaparte (nato come Curt Erich Suckert nel 1898 e morto a Roma nel 1957) ed è tra gli esempi più celebri di architettura modernista in Italia nonché «una delle più strane abitazioni del mondo occidentale», come la definì lo scrittore Bruce Chatwin nella raccolta Anatomia dell’irrequietezza. La villa si trova a Punta Masullo, un promontorio isolato a strapiombo sul mare e circondato dalla vegetazione, nella parte sud-orientale dell’isola, da cui si vedono chiaramente i famosi faraglioni. È raggiungibile via terra solo con una camminata di circa un’ora e mezza dal centro oppure con un sentiero scosceso che parte dal mare. Malaparte descrisse così il luogo: «c’era a Capri, nella parte più selvaggia, più solitaria, più drammatica, in quella parte tutta volta a mezzogiorno e ad oriente, dove l’Isola da umana diventa feroce, dove la natura si esprime con una forza incomparabile, e crudele, un promontorio di straordinaria purezza di linee, avventato in mare come un artiglio di roccia».Video e foto della sfilata che si è tenuta sulla terrazzaMalaparte si rispecchiava in quel luogo impervio e selvaggio: era un uomo anticonformista, egocentrico, difficile da incasellare: pur essendo vicino al regime fascista fu mandato al confino sull’isola siciliana di Lipari, combatté la Seconda guerra mondiale da fascista, poi sostenne gli Alleati e infine si avvicinò al Partito comunista. Disse che la villa era «un ritratto di me stesso» più fedele di qualsiasi libro che avesse mai scritto e la chiamava «casa come me»: «”triste, dura, severa” come sperava di essere egli stesso», scrive sempre Chatwin.Malaparte, che era toscano, conosceva e frequentava Capri dagli anni Venti; tra i suoi cari amici c’era per esempio lo scrittore e psichiatra svedese Axel Munthe, che fece costruire villa San Michele, un’altra famosa abitazione a Capri. Nel 1938 acquistò da un pescatore un terreno di circa 12mila metri quadrati, che pagò circa 12mila lire: piuttosto poco per l’epoca, perché costruire a Capri era quasi impossibile. Per preservare il paesaggio naturale, infatti, ogni nuova costruzione doveva ottenere una licenza edilizia: Malaparte la ottenne in tempi rapidi a patto di presentare il progetto alle autorità comunali, quasi certamente grazie alla sua amicizia con Galeazzo Ciano, il genero di Mussolini.Il progetto fu affidato e firmato da Adalberto Libera, uno dei primi architetti modernisti italiani: si racconta che la prima versione fu disegnata da Libera e Malaparte su dei tovaglioli durante una cena nella villa romana di amici. Malaparte però non era convinto e poco dopo l’approvazione del progetto licenziò Libera e ridisegnò la villa, rendendola ancora più severa e originale. Fu lui a disegnare la scalinata di 33 gradini – che molti critici definiscono di ispirazione precolombiana ma che ricorda anche la scalinata della chiesa dell’Annunziata a Lipari – e a trasformare il tetto in una terrazza, dove avrebbe fatto ginnastica ogni giorno, sotto il sole a picco.Una foto di Casa Malaparte a Capri. Nel 1984 lo scrittore Bruce Chatwin si chiese se la villa fosse «una nave “omerica” finita in secca? Un moderno altare a Poseidone? Una casa del futuro – o del passato preistorico? Una casa surrealista? Una casa fascista? O un rifugio “tiberiano” da un mondo impazzito?» (Raffaele Celentano/laif / Contrasto)La villa è un parallelepipedo trapezoidale lungo 45 metri e largo 9,5 dalle pareti color rosso pompeiano, e si sviluppa nei piani sottostanti alla terrazza: al piano terra ci sono le stanze di servizio, come la cucina, e al primo piano c’è l’«immenso atrio dai finestroni aperti sul più bel paesaggio del mondo», come lo definisce Malaparte nel suo romanzo La pelle, uscito nel 1949. Il grande salone ha un camino e mobili disegnati da Malaparte, ed è collegato alla stanza da letto dello scrittore e a un’altra camera (chiamata l’ospizio o la favorita) per gli amici o l’amante del momento, ognuna con un proprio bagno, e infine allo studio di Malaparte, che ha una grande finestra che dà sul mare: fu qui che finì di scrivere Kaput, il romanzo che, insieme a La pelle, lo rese famoso in tutto il mondo.Una foto del grande salone di Casa Malaparte a Capri (Esto/Redux / Contrasto)Malaparte visse nella villa dal 1943 al 1947, prima di trasferirsi a Parigi, in Francia. Quando morì, nel 1957 a Roma, dopo una malattia contratta in Cina, stabilì che venisse trasformata in una casa di studio e accoglienza per gli studenti cinesi, in segno di gratitudine verso il regime cinese a cui si era avvicinato negli ultimi anni. I suoi eredi però impugnarono il testamento e ottennero la proprietà della villa, che oggi è una casa privata, non aperta al pubblico.Nel 1963 concessero di girare alcune scene di Il disprezzo, film tratto dall’omonimo libro dello scrittore italiano Alberto Moravia: gli attori francesi Michel Piccoli e Brigitte Bardot salgono e scendono più volte la scalinata, lei si tuffa nel mare dalla villa, la si vede anche mentre prende il sole sul tetto, nuda, prima che lui le appoggi un libro coprendole il sedere.La scena finale di Il disprezzoBrigitte Bardot scende la scalinataNel 1981 la regista Liliana Cavani ci girò alcune scene del film La pelle, tratto dall’omonimo romanzo di Malaparte.Nel 1997 lo stilista tedesco Karl Lagerfeld, storico direttore creativo del marchio francese Chanel e dell’italiano Fendi, fotografò la villa per un libro pubblicato dalla casa editrice tedesca Steidl.A Casa Malaparte fu girata la pubblicità del profumo “Uomo” del marchio italiano Ermenegildo Zegna, diretta da Jonas Åkerlund nel 2014 e poi quella per la collezione di abbigliamento primavera/estate 2019 del marchio di moda francese Saint Laurent, con protagonista Kate Moss.Nel 2019 venne infine girata la pubblicità del profumo Cœur Battant dell’azienda francese Louis Vuitton, con l’attrice statunitense Emma Stone.In La pelle, Malaparte immagina un incontro con il maresciallo tedesco Erwin Rommel, che nel 1942 sarebbe andato a trovarlo nella sua villa, domandandogli se l’avesse costruita lui:«Gli risposi – e non era vero – che avevo comprato la casa già fatta. E con un ampio gesto della mano, indicandogli la parete a picco di Matromania, i tre scogli giganteschi dei Faraglioni, la penisola di Sorrento, le isole delle Sirene, le lontananze azzurre della costiera di Amalfi, e il remoto bagliore dorato della riva di Pesto, gli dissi: “Io ho disegnato il paesaggio”»Tag: capri-curzio malaparte-disprezzo-jacquemus-villa malaparteMostra i commenti

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