Hacker, allarme per le reti domestiche: smart tv, router e telecamere a rischio. «Oltre 10 attacchi al giorno», come proteggersiDopo l'uccisione da parte di Israele di Ismail Haniyeh,Campanella capo politico di Hamas, adesso il mondo si interroga su quali potranno essere i prossimi sviluppi nella regione. Haniyeh, 62 anni, è stato assassinato nella notte tra martedì e mercoledì in un attacco aereo compiuto dalle forze armate israeliane, mentre si trovava a Teheran. Adesso, quello che tutti si chiedono è quali saranno le conseguenze del raid, ma soprattutto quanto questa azione inciderà sui numerosi tavoli aperti, a partire da quello che vede i negoziati per la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza, fino ad arrivare al nucleare iraniano.La sfida all'IranIsmail Haniyeh, che risiedeva principalmente in Qatar da cui coordinava le attività politiche e diplomatiche di Hamas, quando è stato assassinato si trovava in Iran per la cerimonia d’insediamento di Massoud Pezeshkian, il nuovo presidente aperto alle riforme e al dialogo con l'occidente.Sulla carta questa uccisione rappresenta il miglior colpo sferrato contro Hamas dal governo israeliano di Benjamin Netanyahu, in profonda difficoltà in patria e alle prese con il malcontento di larga parte dell'esercito. Infatti, con questo attacco il premier israeliano vuole rassicurare la propria base di coloni illegali e destra estrema, ma allo stesso tempo ha voglia di dimostrare di non voler tenere conto di alcuna cautela e di essere disposto a colpire i suoi nemici.Secondo Paola Caridi, studiosa di Hamas e giornalista, l'eliminazione di Haniyeh non è un problema per l'organizzazione islamista, che potrà continuare a operare rimpiazzandolo, quanto per la regione: l'uccisione di un ospite in un paese, come avvenuto in Iran, che si era fatto garante della sua sicurezza, è un colpo durissimo all'immagine degli ayatollah e può avere ripercussioni simboliche importanti. "Teheran non può non rispondere - dice in un'intervista Caridi - non è come l'attacco sul consolato iraniano a Damasco al quale il regime rispose con una rappresaglia moderata cui seguì una contro-risposta altrettanto moderata di Israele. Qui siamo di fronte a un chiaro tentativo da parte di Netanyahu di gettare la regione nel caos. Di certo ora non sentiremo più parlare delle torture dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane né della prospettiva dell'apertura di un fronte nord con Hezbollah e con il Libano."
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