Guerra Russia-Ucraina, un bambino di 7 anni traumatizzato: non parla piùE' tornata la paura tra gli allevatori italiani per la Peste suina africana,trading a breve termine una minaccia mai sopita, che si è ripresentata a fine luglio con nuovi focolai in 5 regioni. E a confermare i peggiori timori è arrivato oggi anche il pesante verdetto della missione di esperti inviata dalla Ue per verificare la gestione della malattia da parte delle autorità italiane: "Le misure dell'Italia per controllare la peste suina sono insufficienti". Gli esperti dell'Eu Veterinary Emergency Team della Commissione Ue evidenziano nel loro report, elaborato dopo una verifica in Lombardia ed Emilia-Romagna, che "la strategia di controllo" della malattia "nel Nord Italia dev'essere migliorata". Serve un piano "comune" e "coordinato" per l'intera area, oltre a un "urgente piano B esteso per il controllo e l'eradicazione della malattia", perché avvertono: "l'epidemia sembra avanzare più velocemente delle misure" e "c'è da temere che si diffonda verso est e sud verso la Toscana". E poi, una lista delle diverse criticità: dal debole coordinamento tra le regioni alle "risorse limitate" per la sorveglianza, passando per "il supporto finanziario insufficiente e i problemi tecnici" che accompagnano la costruzione di recinzioni. Non ha tardato la risposta delle autorità italiane, per bocca del commissario straordinario designato per la Peste Suina Africana, Giovanni Filippini, che ha assicurato come "la nuova struttura commissariale ha immediatamente dato continuità alle azioni sanitarie di controllo e gestione dell'emergenza. Allo stesso tempo è stata elaborata, anche alla luce delle raccomandazioni formulate in esito alla missione degli esperti della Commissione europea, una rimodulazione della strategia già condivisa con i Ministeri competenti e pronta ad essere trasmessa a Bruxelles". In realtà le autorità italiane erano già corse ai ripari annunciando nuove misure con l'obiettivo di "scongiurare l'ulteriore diffusione della malattia". Queste sono arrivate il primo agosto con un atto congiunto del Dg della Direzione Salute animale, Giovanni Filippini (allora non ancora commissario, ndr), e del dg dell'ex Direzione Sicurezza alimentare, Ugo Della Marta. Resteranno in vigore fino al 19 agosto, prevedono, tra le altre cose, il divieto di movimentazioni di suini vivi all'interno delle zone di sorveglianza e di protezione di Piemonte, Lombardia e Emilia-Romagna e l'obbligo di segnalare ogni aumento di mortalità o di mortalità 'anomala'. Il dl Agricoltura, approvato lo scorso 11 luglio, aveva introdotto anche altre misure, tra cui una task force di ben 177 unità di personale delle Forze Armate. Ma l'emergenza è comunque tornata. Perché è una strategia che non funziona, denunciano le associazioni di settore che temono gravi ricadute economiche sul settore. "A due anni e mezzo dal primo caso di cinghiale infetto accertato in provincia di Alessandria il virus è arrivato e, soprattutto, è entrato prepotentemente negli allevamenti di suini - osserva Slow Food - i danni sono già enormi e la situazione è sul punto di degenerare, sia dal punto di vista sanitario, sia da quello economico. Negli ultimi mesi, circa cinquantamila maiali sono stati abbattuti nel nostro Paese e le loro carni distrutte. Parliamo di decine di milioni di euro di risorse pubbliche". "I nuovi focolai richiedono investimenti rapidi per migliorare la biosicurezza negli allevamenti -sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini - Non possiamo più assistere impotenti all'abbattimento indiscriminato di migliaia di animali sani a causa della diffusione del virus in una popolazione selvatica fuori controllo. La vera innovazione è prevenire, anticipare le difficoltà pensando a lungo termine e investendo nella ricerca, per evitare di dover sempre inseguire l'emergenza". Sulla stessa linea Assica, l'Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, che chiede tempestività, investimenti e gioco di squadra. Riproduzione riservata © Copyright ANSA
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