Ucraina, i russi faranno sfilare i prigionieri alla parata del 9 maggio a MariupolConnettivitàL'impresa di Google: «Vogliamo collegare Africa e Australia con la fibra ottica»Lanciato il progetto per la creazione del primo cavo sottomarino che colleghi il Kenya,criptovalute attraverso numerosi Paesi africani, all'Oceania – In crescita, negli ultimi anni, gli investimenti delle aziende informatiche nella regione© Shutterstock Red. Online27.05.2024 13:52Alphabet, la holding di Google, sta ponderando un'impresa non da poco: costruire il primo cavo in fibra ottica sottomarino che colleghi direttamente Africa e Australia. L'annuncio è stato dato dall'azienda stessa: il progetto, si legge nella nota, è stato ideato con l'obiettivo di «contribuire ad aumentare la portata e l'affidabilità della connettività digitale per l'Africa». Un continente, questo, sul quale Google sta puntando tanto, tantissimo.UnitàQuello che collegherà Africa e Australia non sarà un cavo qualsiasi. Google lo ha chiamato Umoja, parola swahili che significa "unità". Ancorato in Kenya, Umoja attraverserà Uganda, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Zimbabwe e Sudafrica, compresa la Google Cloud region localizzata a Johannesburg, prima di attraversare l'Oceano Indiano fino all'Australia. Un percorso studiato per massimizzare la possibilità di portare, a partire da questo cavo, punti di accesso a tutti gli altri Paesi che si trovano nell'area. La nuova infrastruttura, promette Google, migliorerà la copertura dell'intero continente, che negli ultimi mesi ha sofferto diversi blackout di Internet dovuti al danneggiamento dei cavi esistenti. Blackout difficilmente risolvibili: le connessioni sottomarine, in Africa, sono relativamente poche e le infrastrutture terrestri limitate: in caso di problemi – come il danneggiamento di un cavo – il reindirizzamento del traffico rimane difficile.Il percorso di Umoja. © GoogleProgetti in AfricaLa creazione di Umoja segue quella di Equiano (chiamato così in onore dello scrittore e abolizionista di origine nigeriana Olaudah Equiano), un cavo lungo 15 mila chilometri, attivato nel 2022, che collega il Sudafrica all'Europa, costeggiando tutto il lato occidentale del continente africano. Ed è in Kenya, in particolare, che Google e gli Stati Uniti stanno investendo molto. «L'accesso alle tecnologie più recenti, supportato da un'infrastruttura digitale affidabile e resiliente, è fondamentale per aumentare le opportunità economiche», ha commentato Meg Whitman, ambasciatrice statunitense in Kenya ed ex amministratrice delegata di eBay. «Questo è un momento significativo per il percorso di trasformazione digitale del Kenya». L'iniziativa, ha da parte sua aggiunto il presidente keniota William Ruto, «è fondamentale per garantire la ridondanza e la resilienza della connettività della nostra regione verso il resto del mondo, soprattutto alla luce delle recenti interruzioni causate dai tagli ai cavi sottomarini». Così, «si apre la strada a una maggiore inclusione digitale, all'innovazione e alle opportunità economiche per la nostra gente e le nostre imprese».Giorni fa, il presidente statunitense Joe Biden ha incontrato l'omologo keniota a Washington in occasione di una visita di Stato volta ad approfondire i legami degli Stati Uniti con l'Africa. Legami che, proprio grazie alle aziende statunitensi attive nella tecnologia e connettività, si stanno facendo sempre più stretti.Google, si legge nel comunicato, si è impegnato nel 2021 a investire un miliardo di dollari nel continente africano sull'arco di cinque anni. L'obiettivo: «Sostenere una serie di iniziative, dal miglioramento della connettività agli investimenti nelle startup, per contribuire alla trasformazione digitale dell'Africa». La promessa è vicina all'essere mantenuta: in questi anni, annuncia il gigante di Mountain View, sono stati spesi 900 milioni di dollari.Fra gli interessati, anche Microsoft, che proprio questa settimana di voler investire un miliardo di dollari per la costruzione, in Kenya, di un data center alimentato con energia geotermica: servirà ad aumentare drasticamente la capacità di cloud-computing (tutti i servizi legati al cloud) nell'Africa orientale.
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