Maltempo, a Potenza termosifoni accesi fino al 15 giugnoTra gli arrestati c’è Giacomo Olivieri,VOL accusato di aver comprato consensi dai clan. Negli anni è passato di partito in partito, nessuno lo ha mai cacciato con i suoi voti sospetti C’è una frase che racconta meglio di altre il caso Bari, ma anche la politica pugliese: «Opposizione o maggioranza non contano un cazzo». La pronuncia al telefono un interlocutore di Giacomo Olivieri, ora in carcere accusato di aver messo in piedi una macchina elettorale che prendeva consensi comprandoli dalla malavita locale.Attorno all’indagine giudiziaria c’è la contesa politica giocata a colpi bassi dalle destre, con l’insolita procedura per l’invio della commissione di accesso in Comune, e a colpi sbilenchi dal centrosinistra, a partire dalle parole pasticciate di Michele Emiliano, il presidente della regione Puglia, che ha raccontato l’episodio di un incontro di quasi due decenni fa con la sorella del boss alla presenza dell’allora assessore Antonio Decaro, oggi sindaco sotto scorta, che ha smentito.Il trasformismoL’indagine giudiziaria è diventata un problema per i partiti di centrosinistra baresi e pugliesi perché ha messo in discussione una pratica in voga da anni, quella del trasformismo, e che gira attorno all’avvocato Olivieri, professione voltagabbana. La sua rete passa dal Comune e arriva alla Regione con nomi e cognomi, citati e coinvolti nell’indagine.Sul trasformismo, Decaro ha fatto autocritica tardiva: «È il problema vero». Emiliano, invece, è il teorico della coalizione allargata, così larga da arrivare a ex Casapound, lo stesso movimento fondato dal governatore Con è guidato da un ex parlamentare forzista. Torniamo all’indagine giudiziaria e alle carte che raccontano il sistema e confermano quanto utile elettoralmente sia imbarcare portatori di voto, ma quanto sia rischioso perché significa prestare il fianco a interessi obliqui e, nel caso in esame, criminali. CommentiL’antimafia fatta solo di parole: la pessima lezione di EmilianoAttilio BolzoniIl mattatoreGli elementi più inquietanti emersi dall’indagine giudiziaria riguardano l’azienda pubblica dei trasporti, ora gestita da un amministratore giudiziario, e gli arresti delle consigliere di maggioranza Francesca Ferri e Maria Carmen Lorusso. Entrambe sono state inquisite insieme ai rispettivi compagni con l’accusa di aver messo in piedi una macchina di consenso drogata. Nell’ottobre 2022 era scattata l’operazione che aveva coinvolto la consigliera comunale Ferri, eletta nel centrodestra a sostegno del candidato sindaco Pasquale Di Rella, e poi transitata in maggioranza come capogruppo di Puglia Popolare. La giudice definiva la sua condotta «totalmente priva di freni» e «sprezzante delle regole del vivere civile».Due anni dopo ci risiamo con Lorusso, eletta nel centrodestra a sostegno di Di Rella (ex Pd) e passata in maggioranza, ai domiciliari per voto di scambio politico mafioso insieme al padre e al marito Olivieri (ex consigliere regionale di Forza Italia che ha fatto la spola tra gli schieramenti).Nel 2015 Olivieri, alle regionali, si schierò con il candidato governatore, Michele Emiliano. «Io mi diverto», diceva. Si divertiva così tanto che poi è passato al centrodestra sostenendo alle comunali a Bari il candidato contro Decaro, che aveva allontanato Oliveri da presidente della Multiservizi comunale per alcune anomalie nella gestione.Cosa fa l’anno dopo Oliveri? «Io voltagabbana? No fedele a Michele», e annunciava il ritorno al centrosinistra, formato extra large, del presidente uscente. Anche la moglie di Oliveri, nel 2021, è transitata in maggioranza con Decaro. L’avvocato voltagabbana respingeva i sospetti e rispondeva così così al Corriere del Mezzogiorno: «Ma no. Le persone votano con cognizione di causa». CommentiBari, Piantedosi usa la legge e il Viminale come una clavaEnzo CicontestoricoLe intercettazioniOra la causa viene chiarita nelle carte dell’indagine dove non ci sono solo gli episodi di compravendita dei voti dalle famiglie criminali mafiose, ma anche l’idea di politica di Olivieri. «Allora, io poi ho fatto dieci anni alla Regione, allora, là basta una leggina.. dove io prendo tutti gli interinali e li passo a regionali...altrimenti ugualmente la promessa è se non ci dovessi (..) perché noi faremo la ‘Multiservizi', sono diventati novanta dipendenti da centotrenta, noi li porteremo a quattrocento!», diceva nel 2019 Oliveri, che durante le comunali a sostegno di Di Rella si preoccupava di evitare foto compromettenti con il candidato: «Stare attenti a non farci fare le foto, mai sia esce una foto di Di Rella e uno di questi insieme...succede il manicomio, avete capito?», diceva. Quando Di Rella perde le elezioni, Olivieri parlava al telefono, e lasciava intendere di poter contare nel consiglio comunale di Bari non solo «sulla moglie Lorusso e su Di Rella, ma anche su altri consiglieri, alcuni dei quali appartenenti all'attuale maggioranza politica e/o con un passato politico in "Realtà Italia"», scrivono gli inquirenti.Per capire ancora meglio il credo politico di Oliveri basta rileggere l’intercettazione con un suo collega di studio e di movimento politico, Andrea Dammacco. Oliveri gli spiegava che tutto può cambiare: «Ha vinto Decaro, amen.. basta». Dammacco rispondeva con una sintesi perfetta:« Pertanto.. opposizione o maggioranza non conta un cazzo». Olivieri confermava l’assunto.I voti di Oliveri sono i voti della moglie, ma si incrociano con i voti di un’altra ex del centrodestra, ora in giunta con Emiliano, assessora ai trasporti. Si tratta di Anita Maurodinoia, fondatrice del movimento Sud al centro, detta lady preferenze, indagata per concorso in voto di scambio politico mafioso.L’indagine a suo carico è iniziata nel 2019 quando si era candidata al consiglio comunale prima di approdare in giunta con Emiliano nonostante un processo per corruzione, dal quale è uscita prosciolta. «Non ho ricevuto avvisi di garanzia, l’unica prova sarebbero i discorsi di persone che non conosco», ha detto.Leggendo le intercettazioni a carico di Tommaso Lovreglio, arrestato perché ritenuto componente apicale del del clan Parisi, gli inquirenti scrivono che sembra documentata una «strutturata conoscenza fra la Maurodinoi e suo marito Cataldo sia con il Tommaso Lovreglio che con suo padre Battista, elemento di primo piano del clan Parisi».Parole tutte da provare, di certo c’è l’amicizia con Lorusso, la consigliera arrestata, che diceva: «Io e Anita siamo molto amiche e alle regionali l’ho sostenuta a spada tratta». Al netto delle forzature della destra, a Bari e in Puglia il centrosinistra dovrebbe aprire una profonda riflessione perché la coalizione allargata è stata infiltrata da mala e trasformismo.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediNello TrocchiaÈ inviato di Domani. Ha firmato inchieste e copertine per “il Fatto Quotidiano” e “l’Espresso”. Ha lavorato in tv realizzando inchieste e reportage per Rai 2 (Nemo) e La7 (Piazzapulita). Ha scritto qualche libro, tra gli altri, Federalismo Criminale (2009); La Peste (con Tommaso Sodano, 2010); Casamonica (2019) dal quale ha tratto un documentario per Nove e Il coraggio delle cicatrici (con Maria Luisa Iavarone). Ha ricevuto il premio Paolo Borsellino, il premio Articolo21 per la libertà di informazione, il premio Giancarlo Siani. È un giornalista perché, da ragazzo, vide un documentario su Giancarlo Siani, cronista campano ucciso dalla camorra, e decise di fare questo mestiere. Ha due amori, la famiglia e il Napoli.
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