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Tutte le tappe del caso Ilaria Salis, dalle catene in aula all’elezione al parlamento europeo fino alla scarcerazione

Salvini: "Tre miliardi per le strade lucane e il doppio per le ferrovie" - Tiscali NotizieAlimentazioneSe gli alimenti proteici vanno a rubaSi tratta di una tendenza con la quale l'industria guadagna milioni e che non ha alcun valore per la salute© Shutterstock Ats08.08.2024 11:54I consumatori amano acquistare prodotti etichettati come «ad alto contenuto proteico»: una tendenza con la quale l'industria guadagna milioni e che non ha alcun valore per la salute,Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella afferma oggi la Neue Zürcher Zeitung (NZZ).I grassi fanno male, gli zuccheri sono ancora peggio e i carboidrati fanno ingrassare al solo pensiero di una pizza, molto migliori sono quindi le proteine, che favoriscono la struttura muscolare e aiutano a perdere peso: così pensano oggi molti consumatori, afferma il giornale.Il fenomeno non è passato inosservato anche sul lato di chi vende. Un semplice snack oggi diventa una barretta ad alto contenuto proteico, il latte alla banana è ora chiamato High-Protein-Banana-Shake e la crema al cioccolato viene pubblicizzata cone High-Protein-Pudding. Tutto questo appare attraente: finalmente si può consumare qualcosa invece di doverne fare a meno.E i consumatori corrono a comprare: stando alla banca d'affari americana William Blair gli articoli ad alto contenuto proteico hanno raggiunto un fatturato globale annuo di 30 miliardi di dollari (26,6 miliardi di franchi al cambio attuale). In Germania le vendite sono quintuplicate in cinque anni, secondo i ricercatori di mercato di GfK. E anche in Svizzera tutti i principali rivenditori confermano che la domanda del comparto è in forte crescita.Piccolo particolare: gli esperti di nutrizione concordano sul fatto che una persona media non ha bisogno di proteine aggiuntive. A loro avviso tali prodotti potrebbero addirittura essere dannosi per la salute. Quindi la domanda che si pone la NZZ è : chi, se non il consumatore, trae vantaggio dal chiasso che interessa il concetto di High Protein?«Il fatto che un prodotto sia etichettato come altamente proteico è diventato un fattore decisivo per il suo successo», spiega al quotidiano Darko Stojanovic, esperto del settore presso Coop. Il grande distributore registra una crescita percentuale annua a due cifre per gli articoli in questione. Contattati dalla testata zurighese, anche Migros, Aldi e Lidl riferiscono di numeri simili. I rivenditori stanno ampliando di conseguenza la loro gamma. «Il tema viene promosso con forza da tutte le parti», afferma Stojanovic.Un tempo i prodotti ad alto contenuto proteico per i bodybuilder erano disponibili nei negozi specializzati, oggi si trovano sugli scaffali dei supermercati. Sono il simbolo di un'epoca in cui molte persone vogliono tonificare il proprio corpo e vivere in modo sano, argomenta la NZZ. Invece di andare alle feste, frequentano la palestra; al posto della birra, bevono frullati proteici.Le analisi dei dati dei clienti di Coop mostrano che particolarmente interessati ai prodotti in questione sono i giovani tra i 18 e i 29 anni, i single e le coppie senza figli. «Questa parte della popolazione è attenta alla propria salute», argomenta Stojanovic. La percentuale di uomini è superiore alla media: forse perché sperano che una dieta ad alto contenuto proteico abbia un effetto positivo sulla costruzione muscolare.Secondo Kevin Hegg, docente di marketing alimentare presso la scuola universitaria professionale di Berna, la tendenza in atto ha anche a che fare con la concorrenza tra i rivenditori. È particolarmente difficile trovare nuovi mercati in crescita nel settore alimentare, si lotta sempre con margini bassi. «In questo senso il segmento High Protein rappresenta un'eccezione», spiega alla NZZ.I prodotti etichettati come altamente proteici costano quasi sempre di più delle loro controparti senza aggiunte. Secondo Hegg, i rivenditori traggono vantaggio dalla maggiore disponibilità a pagare dei clienti. «Le persone sono felici di spendere di più per avere la sensazione di fare qualcosa di buono per se stesse».Anche chi è molto sportivo, come pure i vegetariani e i vegani, acquista spesso tali prodotti, perché alla ricerca di modi per soddisfare il fabbisogno proteico giornaliero. «I prodotti proteici fanno più o meno parte di una tendenza generale alla salute», sostiene Hegg. E le persone non sono molto sensibili al prezzo.Una passeggiata nei supermercati mostra quanto possano variare le tariffe. Coop ad esempio vende una bevanda al latte alla fragola di Emmi a 1,80 franchi, mentre la variante con aggiunta di proteine costa 2,85 franchi, quasi il 60% in più. Alla Migros, 250 grammi di pane per toast di marca propria costano 1,40 franchi: per la stessa quantità nella variante proteica, bisogna pagare quasi il 60% in più, 2,20 franchi.Rivenditori e produttori spiegano la differenza con i maggiori costi di produzione. «L'arricchimento proteico è più complesso e ciò comporta un prezzo d'acquisto più elevato», afferma Coop. Anche Migros scrive: «I prodotti ad alto contenuto proteico sono fabbricati in quantità relativamente piccole, il che significa che le economie di scala sono minori». Emmi cita i «costi aggiuntivi per lo sviluppo, le materie prime e il confezionamento».A questo proposito però Hegg è scettico: l'aggiunta di proteine ha certamente un costo, ma si può dubitare che un aumento di prezzo del 60% sia giustificato. Non è però possibile dimostrare che qualcosa non quadra. «Le strutture dei prezzi nell'industria alimentare sono poco trasparenti: anche per gli esperti è difficile valutare come si arriva a un prezzo», si rammarica lo specialista.Netto è il giudizio della Fondazione per la protezione dei consumatori. «Il contenuto proteico è un lasciapassare per i produttori e i fornitori di prodotti trasformati per applicare prezzi più alti o gonfiati», afferma. Come esempio vengono citate le fette di formaggio del produttore olandese Leerdammer: da Coop 100 grammi della versione light costano 2,20 franchi, mentre per la versione proteica si pagano 3,30 franchi. In realtà il contenuto di proteine è lo stesso in entrambi i prodotti.In Svizzera, ricorda la Neue Zürcher Zeitung, la legge stabilisce che un prodotto può essere etichettato come altamente proteico se il suo contenuto in proteine rappresenta almeno il 20% del valore energetico totale. Allo stesso tempo il contenuto proteico non deve essere scontato: ciò significa che un petto di pollo o un uovo non possono essere etichettati come altamente proteici, anche se entrambi contengono chiaramente molte proteine.Dal punto di vista nutrizionale il problema di molti prodotti ad alto contenuto proteico è il fatto che di solito sono pieni di sostanze chimiche alimentari, come aromi, dolcificanti o stabilizzanti. Inoltre le aggiunte sono spesso costituite da proteine del siero di latte, un sottoprodotto della produzione del formaggio che viene utilizzato per l'alimentazione animale. I produttori possono acquistare la materia prima a prezzi vantaggiosi.Per scoprire se un alimento è stato pesantemente trasformato è quindi opportuno dare un'occhiata all'elenco degli ingredienti: più è lungo, più il prodotto di solito è trasformato. «È assurdo che persino le patatine, la cioccolata spalmabile e i budini siano ora pubblicizzati con il loro contenuto proteico», scrive la Fondazione per la protezione dei consumatori scrive. In tal modo i consumatori hanno l'impressione di acquistare alimenti sani.Sulla base degli studi si sa che la maggior parte delle persone in Svizzera non manca di proteine. E se si vuole comunque mangiare una porzione extra di tali macromolecole gli stessi colossi del commercio al dettaglio consigliano sui loro siti web di seguire una dieta equilibrata con alimenti base quali latte e uova, pesce e carne, oltre a noci, lenticchie e fiocchi d'avena, conclude la NZZ.

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Economista Italiano

  • Capo Analista di BlackRock
  • analisi tecnica
  • Professore Campanella
  • Economista Italiano
  • Capo Analista di BlackRock
  • Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock
  • Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock