Femminicidio a Roma, testimone: "Ho visto il corpo ancora in auto e quell'uomo ammanettato" - Tiscali NotizieIl ruolo della donna nella società sta cambiando. O meglio: sta continuando a cambiare,analisi tecnica a evolversi, a guadagnare nuove sfumature e smussare alcuni angoli affilati. Quando si pensa a quale sia stato il punto di partenza - più facile da immaginare del traguardo - viene in mente l'idea della donna come moglie e mamma, con tutto ciò che ne consegue (e nulla di più): un aspetto curato e sempre in ordine per dare lustro a suo marito, eccellente nelle faccende di casa e in cucina, pronta ad esaudire i desideri dell'uomo e dei figli. Si tratta della tradwife, una parola inglese nata dall'unione di "traditional" e "wife", vale a dire la moglie tradizionale. In questo contesto anche l'uomo ha un ruolo ben definito, vale a dire quello di provider, colui che provvede al mantenimento della moglie e dell'intera famiglia. Mentre è in corso la battaglia femminista che assicuri uguali diritti a tutti a prescindere dal genere si è sviluppato un trend opposto che ha come obiettivo il ritorno alla tradizione. Per questo si "vendono" guide e consigli per trovare e sposare un uomo ricco, come fa Karla Elia: «Sono un'esperta di relazioni che si occupa di dare potere alle donne leader di tutto il mondo per realizzare il loro fine, quello di attrarre partner di successo».Il ritorno delle "mogli tradizionali"Secondo Karla Elia parte del successo di una donna è quella di riuscire ad aggiudicarsi un «nucleo familiare unito» e un «matrimonio facoltoso». Affinché sia possibile raggiungere questo obiettivo - proprio come ha fatto lei - è necessario trovare un uomo che abbia la giusta mentalità, vale a dire quella del provider. In questo contesto, come spiega nell'intervista a The Sun, la donna assume sempre più i contorni di un oggetto che porta valore per la sua convenienza a lungo termine, un investimento: «L'uomo deve capire che la sua situazione finanziaria deve essere ottimale affinché possa investire in una donna». Come riporta El Pais, questo tipo di mentalità non è isolata e anzi rientra nel più ampio fenomeno di rinascita delle tradwife, un desiderio che si concretizza nella volontà di essere prima di tutto moglie (e madre), uno strumento per la felicità del proprio uomo. Si parla di un trend che ha naturalmente conquistato anche i social. Un esempio è il video di una ragazza che mostra una torta e dice: «Non sono una femminista, infatti so cucinare», e a cui è seguita un'ondata di clip di donne che si sono realizzate in tanti diversi ambiti, dall'esplorazione spaziale, a carriere nell'arte, nello spettacolo, nella ricerca e tanto altro e affermano: «Sono una femminista, ora guarda cosa so fare». Tra queste risposte è da notare la clip di Amanda Ngoc Nguyễn, imprenditrice sociale, attivista per i diritti civili, Ceo di Rise, nominata per il Premio Nobel per la Pace nel 2019. @amandangocnguyen♬ original sound - Amanda NguyenLe tradwifeLasciare il lavoro e dedicarsi comoletamente alla vita domestica, felici di vivere la propria vita al servizio dei propri cari. Sui social sono numerosi i profili di donne che mostrano con orgoglio il loro stile di vita, come Sahar Khorramnezhad, un'avvocatessa che ha lasciato il lavoro quando ha incontrato il suo attuale fidanzato e che assicura che non bisogna essere ossessionate dal fatto che l'uomo sia ricco, ma deve essere un buon provider. Sul suo profilo si vanta della sua vita e spiega come ha fatto a trovare un fidanzato "fornitore di soldi", il tutto mentre gli serve la colazione e si trucca. Secondo la sociologa e docente universitaria Beatriz Ranea, l'ascesa di questo movimento è da collocarsi all'interno di una reazione patriarcale agli attuali progressi femministi: «Penso che sia articolato come una risposta agli anni di boom delle mobilitazioni femministe e al modo in cui il femminismo cerca di abbattere la divisione tra pubblico e privato. Ora, con l’aumento delle mobilitazioni femministe, c’è una controreazione conservatrice e un tentativo di ritornare al passato status quo patriarcale per ricollocare ancora una volta le donne nel ruolo di moglie e casalinga perfetta». L'indipendenza economicaIl fatto di dipendere economicamente da un'altra persona, tuttavia, può rivelarsi problematico in una relazione e si lega al discorso della violenza - fisica e psicologica - sulle donne. A tal proposito Diana Fernández Romero, membro della Commissione per l'Uguaglianza dell'Università Rey Juan Carlos, dichiara che l'indipendenza economica delle donne, più che una lotta, dovrebbe essere un diritto: «Se diamo alle ragazze e alle giovani donne punti di riferimento diversi, allora non idealizzeranno o romanticizzeranno la dipendenza finanziaria da un uomo. In questo modo si eviterebbero situazioni di violenza economica che portano al controllo delle spese, alla sorveglianza della gestione finanziaria o all'ostruzione della carriera professionale, oltre all'impossibilità di chiudere la relazione sentimentale, soprattutto quando ci sono figli in comune». Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Luglio 2024, 17:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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