Una foto e l’addio scritto: l’ultimo messaggio di Julia Ituma59 anni dalla tragedia del Vajont,analisi tecnica le parole di Zaia su cosa successe59 anni dalla tragedia del Vajont, le parole di Zaia su cosa successeLe parole di Zaia: «Una ferita ancora aperta»di Gabriele Vecchia Pubblicato il 9 Ottobre 2022 alle 16:59 Condividi su Facebook Condividi su Twitter © Riproduzione riservataAccadde oggi#speakup-player{ margin: 0 !important; max-width: none !important;min-height: 85px !important; padding-bottom: 25px !important; padding-top: 10px!important;}#speakup-player:empty::after{ align-items: center; background-color:#fff; border-radius: 0.5rem; box-shadow: 0 12px 24px rgba(0, 0, 0, 0.12);font-family: sans-serif; content: 'Loading...'; display: flex !important;font-size: 13px; font-weight: bold; line-height: 1; justify-content: center;min-height: 50px; text-transform: uppercase;}#speakup-player:empty{ display:block;}Il 9 ottobre è l’anniversario di uno degli eventi più tragici della storia d’Italia: quasi duemila persone morirono quel giorno del 1963 a Longarone (Belluno), a causa dell’immane onda di fango proveniente dall’invaso a monte del paese. A distanza di 59 anni il dramma avvenuto fa ancora da monito all’Italia intera di fronte ai rischi dell’emergenza idrogeologica.LEGGI ANCHE: Maltempo al Sud Italia, perturbazione in arrivo dal Mediterraneo occidentale: allerta gialla in 11 regioniLe parole di Zaia: «Una ferita ancora aperta»«L’anniversario che si celebra domani 9 ottobre è una ferita aperta nella carne della nostra terra. Una ferita che ci impedisce di dimenticare quegli uomini e quelle donne che in un attimo persero la vita. Un dramma che si è esteso a tutti coloro che dopo la tragedia sono sopravvissuti nel dolore per la morte dei congiunti, la perdita di affetti e di beni, nell’incomprensione delle dimensioni dell’accaduto e nella difficoltà di portare avanti una legittima richiesta di giustizia». Continuando poi: «La data fornisce a noi amministratori pubblici l’occasione per riflettere su quale deve essere l’impegno responsabile verso i cittadini e il territorio. Se oggi l’attenzione verso l’emergenza idrogeologica, la sensibilità per l’ambiente e il mutamento climatico, sono costante motivo di impegno e confronto, lo dobbiamo anche a chi cinquantanove anni fa rimase vittima di un incauto e incosciente sfruttamento delle risorse che si si era sforzato di piegare pericolosamente la natura all’interesse dell’uomo». LEGGI ANCHE: L’Angelus di Papa Francesco: “C’è un pericolo di guerra nucleare”Cosa causò il disastro del VajontA dare il là a quello che sarebbe diventata una tragedia, la sera del 9 novembre 1963, una frana del Monte Toc sopra la diga: la caduta di circa 270 milioni di metri cubi di rocce e terra provocò un’onda di tali dimensioni da inondare il fondovalle veneto di Longarone. Si potrebbe pensare che fu la natura a causare questo ma no, fù l’uomo. Dopo gli accertamenti infatti venne fuori che i progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell’opera di nazionalizzazione occultarono la pericolosità del sito e la sua non idoneità proprio a causa di rischi idrogeologici manipolando dati. Articoli correlatiinCronacaIncidente sull'autostrada A2, un ferito: traffico rallentato tra Petina e PollainCronacaFiglio salva la madre dal suicidio: la donna gli aveva annunciato il suo proposito con un messaggioinCronacaIncidente sull'autostrada Messina-Catania: un ferito graveinCronacaOlimpiadi Parigi 2024: Angela Carini si ritira dall'incontro con Imane KhelifinCronacaBoxe, Angela Carini si ritira. Il commento di La Russa: "L'aspetto in Senato per abbracciarla"inCronacaAfragola, rapina per coprire abusi sessuali: arrestati due frati e altre quattro persone
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