Parigi 2024, Tita e Banti ancora oro: cosa hanno fatto i due velisti volantiSovrasta Omaha Beach,MACD una delle cinque spiagge dello sbarco in Normandia. Due grandi bandiere a stelle e strisce, il verde brillante dell’erba e una distesa di croci bianche. È il cimitero americano di Colleville-sur-Mer.Quasi 10mila croci e molte stelle di David per altrettanti caduti, sepolti uno affianco all’altro, senza distinzione di rango o di grado. Migliaia di uomini e di ragazzi americani che, con altri uomini e ragazzi, inglesi e canadesi, avevano attraversato la Manica per dare il via alla più grande operazione di militare della storia: il D-Day.Ottant'anni fa quasi settemila navi e oltre 150 mila uomini la mattina del 6 giugno 1944 si presentarono di fronte alle coste della Normandia. I dati ufficiali parlano di 6.939 navi, tra cui 20 incrociatori, 221 tra cacciatorpediniere, fregate e corvette, oltre a 864 navi di supporto logistico per il trasporto di cibo, attrezzature e munizioni e sulle quali erano stati allestiti alcuni ospedali. Tutte distribuite in 47 convogli, con oltre quattromila zattere a motore, munite di portelloni per scaricare uomini e mezzi: i barconi che ormai tutti conoscono come “mezzi da sbarco”, ma che erano stati progettati e realizzati appositamente per quell’azione. In totale su quelle navi trovavano posto 156.177 uomini.Di questi, 133 mila vennero sbarcati a ondate successive sulle cinque spiagge scelte dal Comando Alleato e battezzate con nomi convenzionali: Omaha, Juno, Sword, Utah e Gold, per un fronte che andava dalla foce della Senna alla penisola di Cotantin. Nome in codice dell’attacco: “Operazione Nettuno”, prima fase della “Operazione Overlord”. Obiettivo: liberare la Francia e puntare sulla Germania, stringendola in una morsa con le truppe dell’Unione Sovietica che avanzavano da Est. Era l’inizio del D-Day: una espressione di uso comune negli eserciti angloamericani per indicare il giorno fissato per l’inizio di un attacco. Da quella mattina del giugno 1944 però D-Day (Jour-J per i francesi e i canadesi francofoni) è diventata la sigla universalmente conosciuta per indicare il giorno dello sbarco in Normandia.Ferisce il mio cuore con monotono languoreTutto era iniziato qualche ora prima, nella notte fra il 5 e il 6 giugno, con le azioni dell’aeronautica angloamericana: oltre 14 mila voli per bombardare la costa e paracadutare sull’entroterra migliaia di uomini (13 mila americani e 10 mila inglesi). Aeroplani e alianti carichi di militari e attrezzature, ma anche fantocci imbottiti di esplosivo e attaccati a un paracadute, per confondere la difesa tedesca. I reparti aviotrasportati furono così i primi a toccare il suolo francese. Non tutti però riuscirono a raggiungere le posizioni previste. Molti finirono nelle zone controllate dai tedeschi e furono uccisi. A fine giornata i superstiti si attestarono a Saint Mère Église, dove attesero l’arrivo delle truppe provenienti dallo sbarco.Intanto, sulla costa, ai bombardamenti aerei (12 mila tonnellate di esplosivo sganciate in un giorno) si aggiungevano le cannonate provenienti dalle navi, con effetti devastanti sulle difese tedesche, ma anche sulla popolazione civile, che contò 3 mila vittime in una giornata.
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