Europee, vince Meloni. Il Pd tiene, male M5s. FI sopra la Lega, exploit Avs. Flop Renzi e CalendaMaddalena Messeri Un giorno sei un giornalista,criptovalute ti chiami Marco Violi e sei responsabile del sito "Roma giallorossa", il giorno dopo vieni additato in tutto il mondo come l'attentatore di Donald Trump. È quanto successo dopo la sparatoria di Butler: dalle ricostruzioni sui social è stato il troll italiano @Moussolinho a creare una fake news su Telegram e X, rimbalzata nella galassia della propaganda trumpiana e poi condivisa da Elon Musk. Il post virale riporta un'immagine di Marco Violi con cappellino e occhiali da sole, con scritto: «È stato identificato l'attentatore: si chiama Mark Violets, un antifascista».Il cronista romano ha condannato il fatto promettendo azioni giudiziarie: «Sono finito sui tg Usa. Querelo tutti». Dai social infatti il post è arrivato ai media tradizionali ed è stato citato non solo nelle tv degli States e in Sud America, ma anche in Europa da El Pais.Siamo tutti consapevoli che online le fake-news siano ormai parte del gioco (purtroppo) ma com'è possibile che un giornale riporti una notizia senza verificarla? Nella smania di arrivare primi a volte a rimetterci è l'essenza stessa del giornalismo, la ricerca della verità.In un mondo in cui 3 utenti su 4 non riescono a distinguere una notizia vera da una finta, una bufala di portata mondiale come questa ci fa riflettere su come un'informazione non controllata, presa direttamente dai social, possa provocare enormi danni a livello internazionale. Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Luglio 2024, 11:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Bardi riceve il nuovo Comandante regionale della Guardia di Finanza della Basilicata - Tiscali NotizieIl legittimo impedimento che fa slittare la decisione dei giudici sul fedelissimo di Musumeci candidato alle europee Mediaset supera Rai sull’ascolto medio. Arriva anche un nuovo ricorso contro la formazione del cda di viale MazziniMentana e i vaccini conto il cancro: "Per i no-vax la più rosea delle sconfitte"Amalia Ercoli Finzi: «Persino l’intelligenza artificiale tende a discriminare le donne»