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Covid, possibili riaperture e ritorno alla zona gialla dal 19 aprile? L'ipotesi

Gelmini: "Vaccino agli operatori scolastici? La sfida del governo"FOTO E STORIA. Mario D’Aleo,-Campanella il diario di un uomo per sempre fedele allo Stato: «La mafia non vince»A raccontare la storia del capitano dei carabinieri freddato nell’83 in un agguato a Monreale, sono Valentina Rigano e Marco D’Aleo, nipote di Mario e comandante della compagnia di Busto Arsizio fino a sei anni fa. Il libro viene presentato mercoledì 17 luglio al Numm di Gorla Maggiore La storia di un uomo meraviglioso che ha affrontato la professione con sensibilità e pudore, un servitore dello Stato fino a sacrificare la vita, un uomo fedele a se stesso, nonché all’Arma dei Carabinieri. Questo è Mario D’Aleo come viene dipinto da Valentina Rigano e Marco D’Aleo, il nipote del capitano Marco che con la moglie hanno pensato bene di scrivere una storia che ha segnato profondamente tutta la famiglia. La sua storia è testimonianza di morti servitori dello Stato, ma che non devono essere dimenticati, pena la sfiducia nei confronti dello Stato. «Una storia che ha avuto strascichi gravi e infiniti sulla famiglia – racconta Valentina – Pensi che i nonni sono poi venuti a mancare nell’arco di due anni, ancora giovani, nemmeno 60enni, i due fratelli sono poi entrati nella Polizia, ma sono sempre stati profondamente segnati, per tutta la vita. Scrivendo il testo, abbiamo compreso con quanta sensibilità e pudore abbia affrontato il suo lavoro, la vita. Quello che vogliamo raccontare è la storia non di una cronaca, ma di un uomo (anche se nell’ultima parte compare il fascicolo processuale) che ha saputo regalare tanto agli altri. Lo abbiamo scritto in prima persone per dare questo senso di eternità del suo lascito».La trama Arrivato a 26 anni a Monreale al posto di Basile, anche lui vittima della mafia, Mario D’Aleo ha da subito ricoperto incarichi pesanti: indagini sulla morte del predecessore e lotta alla mafia, in un momento particolarmente caldo della storia siciliana e italiana. «Fu il primo a portare in caserma Giovanni Brusca nel tentativo di scoprire dove si nascondesse Totò Riina – prosegue – Lavorò nella Sicilia di Falcone e Borsellino, pianse la morte del Generale Dalla Chiesa. Con passione e determinazione, ma anche con tanta umanità, conquistò la fiducia e l’amicizia della sua nuova terra, consapevole dei rischi che la sua missione comportava».Il 13 giugno 1983 D’Aleo fu freddato in un agguato sotto casa della fidanzata, in via Scobar a Palermo, insieme a due validi collaboratori. La mafia non vinceMa al di là dell’aspetto anche affettivo, il libro vuole offrire un insegnamento chiaro: «La malavita non vince – sottolinea – Quello che uno ha realizzato è più potente di qualsiasi cosa». Dunque anche se Mario D’Aleo, classe 1954, è caduto vittima della mafia, lui vittima non è: quello che lascia, il modello e l’esempio di una vita sacrificata per lo Stato, per gli altri, rappresentano la vera immortalità. C’è poi un aspetto sociale che non va sottovalutato. «A Monreale – spiega la scrittrice – ha lasciato qualcosa di costruttivo: in quel periodo in cui Mario era arrivato a Monreale, don Francesco aveva aperto “La casa del sorriso” per i ragazzi in difficoltà. Mario aveva dato vita a un torneo di calcio: lui era anche un calciatore e a un certo punto della vita ha dovuto scegliere se fare il calciatore o il carabiniere. Investiva il suo tempo libero con figli di persone che aveva arrestato.Non solo un’edizioneSiccome le testimonianze e le informazioni si arricchiscono sempre più, sono state pubblicate diverse edizioni del testo: la prima nel 2013 in occasione del trentesimo anniversario della morte, dalla Casa editrice “Virtuosamente” ed era giunta in finale al premio Mattarella. L’anno scorso una riedizione per i 40 anni, con contenuti più corposi, frutto della gente che vuole ricordare il grande capitano. Con la prefazione di Luigi Contu, direttore Ansa e l’introduzione di Rita Dalla Chiesa, il nuovo testo è stato edito da Iseni, la casa editrice di Lonate Pozzolo. Il legame con il territorio c’è, eccome: Marco D’Aleo, il nipote e scrittore del testo ha comandato la compagnia di Busto Arsizio fino a sei anni fa.Il testo viene presentato mercoledì 17 luglio, alle 21, al centro polifunzionale Numm di Gorla Maggiore. Organizza l’amministrazione comunale. Laura Vignati

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